Tra i meriti del primo John Wick, ormai quasi giunto al decimo anno di età, vi è l’impatto che ha scatenato nell’industria hollywoodiana: dopo Chad Stahelski, diversi stuntman sono passati dietro la macchina da presa, rinvigorendo il genere action e creando una nuova classe di divi che potesse diventarne il nuovo simbolo.
Così come quello di David Leitch (Atomica Bionda, Bullet Train), il nome di Stahelski proviene dalla 87North Productions, ex agenzia di stuntman, reinventatasi casa di produzione con l’obiettivo di creare un nuovo metodo di intendere il cinema d’azione: fracassone, ma allo stesso tempo curato in ogni suo minimo dettaglio. Uno spettacolo di perizia tecnica.
Sam Hargrave è uno dei mestieranti che è riuscito a cavalcare questa nuova ondata, anche con l’aiuto di Anthony e Joe Russo alla produzione, riuscendo, con Tyler Rake, a generare uno dei più grandi successi di casa Netflix, tanto da convincere la piattaforma a investire su un seguito.
Tyler Rake 2 vede il ritorno del mercenario che presta il nome al titolo (Chris Hemsworth), miracolosamente sopravvissuto dopo la missione del precedente lungometraggio. Stavolta, non appena rimesso in forze, deve salvare la sorella della sua ex-moglie con i suoi figli, tutti e tre tenuti prigionieri nell’austera e fredda Georgia, facendo anche conto coi drammi interiori che non smettono di logorarlo.
Proprio le sequenze di massa iniziali dell’evasione, composte tra combattimenti corpo a corpo, con coltelli o armi da fuoco, risultano la componente più riuscita del prodotto. In un action che si rispetti è essenziale comprendere ogni azione del protagonista e del suo avversario, nonché l’entità di ogni colpo o danno inflitto, e in questo compito Hargrave non sbaglia, regalando al pubblico un intrattenimento di alto livello.
Il gioco, tuttavia, si ferma qui, in quanto le mancanze e le ingenuità del primo film rimangono palesi anche qui. Tutti i personaggi, a incominciare dallo stesso Tyler Rake, ruolo intrapreso da Hemsworth col solo obiettivo di proporre al pubblico un eroe antitetico al divertito Thor, rappresentano stereotipi abusati e consueti, non garantendo una risposta emotiva da parte dello spettatore. La minaccia di questo secondo film è una macchietta largamente dimenticabile e, per questo motivo, manca la percezione del pericolo che rappresenta.
La saga di John Wick, per riprendere il franchise che ha dato il via anche a quest’altra saga, in ognuno dei quattro episodi, riserva una notevole importanza a un worldbuilding originale e affascinante e alla nascita di figure iconiche, che diventino baluardi dell’action. Tyler Rake 2 non sembra avere questa preoccupazione e si ferma al minimo sindacale, per un genere che sta comunque continuando ad alzare l’asticella qualitativa, sul piano quantomeno pratico.
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