Tutti i rumori del mare: la recensione di Daniela Bizzarro

Tutti i rumori del mare: la recensione di Daniela Bizzarro

Passato, presente, futuro, passato, presente, futuro, è questa la triste spirale di ricordi dove finisce chi ha perso tutto, o in caso di “X” ha rinunciato a tutto, compreso il suo nome. Simulata la propria morte, X diventa un nessuno, un impunibile, per la società non esiste, candidato perfetto per incarichi “poco puliti”. Assoldato da una banda di ungheresi che,importa ragazzine destinata “alla prostituzione di elite” in Italia, non fa domande, si limita a trasportarle a destinazione, niente di più niente di meno. Distaccato e freddo, X si limita ad accontentarsi di qual presente che gli riserva buoni guadagni,sfuggendo da un passato segnato da scelte ed eventi troppo dolorosi per far si che tornino alla mente. La sua è una vita “normale”,se così si puo’ definire l’esistenza di un nessuno. La sua unica preoccupazione è quella di scegliere una stanza nuova dove trasferirsi, all’interno del vecchio albergo abbandonato dove vive. Ma sarà proprio un nuovo incarico,una nuova ragazza che ha il compito di trasportare,interpretata da Orsi Toth, a mandare in frantumi l’enorme prigione di cristallo che tiene prigioniero a sua insaputa, l’uomo senza nome.

Primo lavoro del regista Federico Brugia che, fino a questo momento aveva limitato le sue opere a spot televisivi, Tutti i rumori del mare ricorda da vicino uno scritto pirandelliano. Principale caratteristica della pellicola è la particolare regia, che avvalendosi dell’ottimo lavoro celato dietro fotografie e musica, le utilizza per mettere in risalto il percorso personale del protagonista, il venire alla luce della sua coscienza

L’amore indiscusso che cinepresa e trama provano per X,
soffoca pero’ il lato thriller della pellicola, rendendo il tutto
quasi immobile. Ambientato in Ungheria, il paese ideale per descrivere
il dramma del mercato di donne, Tutti i rumori del mare è un mosaico di piccoli particolari che, prendendo il posto della narrazione rafforzano l’atomosfera di “vissuto interiore”; a discapito pero’ della fluidità di tutta la pellicola che, diventa pesante in alcune scene.

In conclusione,l’esperimento di regia di Burgia resta senza ombra di dubbio un film consigliato, fatto di attimi a cui vale la pena assistere; compreso quello in cui durante i titoli di coda sarà trasmesso il nuovo bellissimo brano di Malika Ayane, “Grovigli”.

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