The Search: la recensione di Luca Ferrari

The Search: la recensione di Luca Ferrari

The Search, scampoli di umanità

L’orrore della Seconda guerra cecena attraversa l’esistenza tramortita di creature innocenti e neo-carnefici. “The Search” (2015, di Michel Hazanavicius), film presentato in concorso alla 67° edizione del Festival di Cannes. Cecenia, 1999. In uno dei peggiori e ignorati teatri bellici del terzo millennio dove le forze militari russe uccidono senza distinzione terroristi e civili innocenti, s’incrociano alterne vicende umane. Dopo aver assistito alla brutale esecuzione dei suoi genitori, il piccolo Hadji (Abdul-Khalim Mamutsiev) di 9 anni si mette in marcia insieme al fratellino neonato. Superato il confine russo e scappato dagli uffici della Croce Rossa Internazionale diretta da Helen (Annette Bening), Hadji dorme tra le macerie. Non parla con nessuno. Mangia pane trovato per terra. Solo e nascosto nei suoi occhioni impauriti, è allora che incontra Carole (Bérénice Bejo), capo delegazione per l’Unione Europea. Dall’altro lato “della strada” c’è invece il ventenne Kolia (Maksim Emelyanov), un ragazzo spensierato che per un banale arresto si ritrova intrappolato nel giogo senza ritorno del macho-cameratismo in tuta mimetica. Un mondo violento che finirà per trasformarlo in una cinica macchina di morte.

“The Search” penetra dentro il conflitto ceceno, guardando oltre l’ufficialità della sua fine (2009) e prospettando un futuro realistico (singolo e globale) di odio e vendetta verso gli invasori che si protrarrà per chissà quante generazioni a venire.

Eppure, a dispetto dello sconforto devastante trasportato dal visetto triste di Hadji o dall’esaltazione militaresca subita/ostentata da Kolia, il dramma più grande di “The Search” è l’indifferenza di chi ha il potere di fermare una guerra e se ne lava le mani. Così, mentre Carole legge il suo rapporto sui diritti umani in sede europea, i vari e pochi delegati presenti fanno tutto fuorché ascoltarla. Chiacchierano tra sé come scolaretti indisciplinati, con la differenza che la loro negligenza non si tradurrà in un’eventuale insufficienza in geografia ma in una bocciatura senza appello nei confronti della Vita.

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