The Impossible: la recensione di ale5b

The Impossible: la recensione di ale5b

“The Impossible”: quando amore, speranza e fortuna vincono la prepotenza della natura.

Juan Antonio Bayona cambia strada e dopo il buon esordio con la pellicola horror “The Orphanage” si cimenta nella drammatica trasposizione della vera storia di una famiglia spagnola che ha vissuto da sfortunata protagonista il terribile fenomeno dello tzunami che ha devastato il sud-est asiatico nel dicembre 2004. Sottofondo drammatico, catastrofico ma non documentaristico, l’obiettivo del regista è concentrarsi su un gioco di emozioni senza scivolare nel banale o cadere in un troppo semplice “strappalacrime”.

Durante le feste di natale del 2004, una famiglia composta da padre, madre e tre figli maschi, si trova in Thailandia in vacanza. Quello che doveva essere un momento speciale e felice, viene sconvolto dall’abbattersi dell’ormai tristemente famoso fenomeno naturale. Miracolati, divisi, ignari delle sorti altrui, dovranno aggrapparsi alla minima forma di speranza passo dopo passo.

Storia a parte, l’altra vera attesa di questo film è puramente tecnica: la scena dell’impatto. Se Hereafter, il film di Clint Eastwood del 2010, godeva di un budget notevole, “The Impossible” è “relegato” ad essere una produzione europea con relativi limiti. La differenza? Se nel primo caso gli effetti digitali ne hanno fatto la fortuna, nel film di Bayona il solito risultato sbalorditivo è ampliato dalla drammaticità, dalla tensione che precede il momento e dai “rumori” del panico. La scena è disarmante e lo spettatore si vede passare tutto davanti con il respiro fermo. La devastazione è agonizzante. La Watts offre una recitazione splendida, trasmettendo una sofferenza autentica e glaciale. La prima parte del film è superlativa nel raccontare terrore, shock e sconforto arrivando in profondità nel cuore dello spettatore.

Si resta a bocca aperta rievocando quei giorni che hanno sconvolto l’intera umanità. Si torna indietro e si guarda da più vicino, prosciugati. La disperazione dei superstiti, la follia negli ospedali, gli aiuti. Il contrasto marcato tra la solidarietà e un egoismo purtroppo non troppo illecito (la scena della scelta tra la Watts e il figlio nel soccorrere un bambino ne è l’emblema, così come l’episodio del telefonino con McGregor). Tutto questo ci passa davanti e noi siamo li impotenti. Come per i veri protagonisti non c’è il tempo di pensare a niente e dal sollievo per essere sopravvissuti, si passa subito allo sconforto del distacco dai propri cari. Le ferite, se non gravi, sono indolori. Camminare sperduti in mezzo a tanta confusione è inutile, impossibile ma allo stesso tempo sempre più speranzoso passo dopo passo. Ed è la speranza la vera protagonista del film.

Bayona riesce a raccontare in modo genuino. La bravura di McGregor e quella ancora più eclatante della Watts, assieme alla performance del giovanissimo Tom Holland accrescono il valore di questo film. Se la prima parte scorre forte e drammatica, nella seconda il ritmo cala notevolmente con l’evolversi degli eventi. Alcune scene restano un po’ troppo “cinematografiche” e il finale, essendo una storia vera, non sfocerà sicuramente in molti colpi di scena. Ma la pellicola offre emozioni forti, serve a non farci dimenticare e abbraccia la speranza, soprattutto quando la luce in fondo al tunnel sembra più piccola e lontana che mai.

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