Un genere immortale ed intramontabile è il biopic, capace di soddisfare sia il grande pubblico, sia i cinefili, apprezzato dalla critica e dai premi internazionali, i cui soggetti ci sono e ci saranno sempre. Una delle più recenti pellicole su questo filone, dalla uscita strategica per gli Oscar, è “The imitation game”, film che porta sul grande schermo la storia di Alan Turing, padre della moderna tecnologica, e di come con il suo team sia riuscito a sventare il codice indecifrabile della macchina tedesca Enigma, il cui lavoro ha abbreviato la guerra di due anni e salvato 14 milioni di persone, ma è stato lo stesso condannato alla castrazione chimica per la sua omosessualità. Non siamo di fronte alla solita biografia,
ad un film girato nel vecchio stile degli anni ’90, bensì ad un biopic non patinato, che mostra tutto del suo protagonista, finanche gli aspetti più contorti del suo carattere.
Alan Turing è sotto processo con l’accusa di atti osceni in quanto omosessuale nell’Inghilterra di metà Novecento, ma il Detective Robert Nock è interessato dal fatto che non ci sono tracce dell’uomo durante la Seconda Guerra Mondiale. Nock spinto dalla curiosità interroga Turing sul suo passato, il quale inizia a raccontare della sua occupazione segreta nel decifrare i codici cifrati che ogni giorno le truppe tedesche stivalano con la macchina Enigma, affiancato da un team con il quale aveva avuto inizialmente molti attriti. Ma il racconto di Alan scaverà anche nel suo passato, da bambino, periodo della sua vita che lo ha condizionato per sempre.
Il maggior punto di forza del film è nella sceneggiatura, meritatamente premiata con l’Oscar, che con scelte di narrazione interessanti e funzionali, riesce a offrire un ritratto non patinato del suo protagonista, interpretato benissimo da Benedict Cumberbatch, interprete che è stato capace di costruire benissimo, con la sceneggiatura, il suo personaggio. Va riconosciuto anche allo script il taglio molto personale, lo stile tipicamente inglese che domina per tutta le pellicola, che regala acute battute piene di ironia inglese. Anche Keira Knightley ha dato una prova d’attrice davvero buona, capace di tenere testa al superbo Cumberbatch.
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