Le iene del West
Negro, bagascia, botte, insulti. Tarantino è fatto così. Spietato. Paranoico. Politically scorrect ma dalla parte giusta. I suoi film sono atti di sanguinosi spergiuri e la lealtà è una merce il cui colore della pelle è molto di più di uno stormo di farfalle conficcate nel proprio stomaco. The Hateful Eight, la sua ottava (e mezza) fatica cinematografica, è un concentrato di protagonismo. Uomini e una donna.
Nel Wyoming del post-Guerra Civile, tra il nulla e la città di Red Rock c’è l’emporio di Minnie, anfiteatro per un ritrovo di personaggi più ambigui che mai. Saranno davvero chi dicono di essere? Nessuno sfugge al sospetto, tanto il cacciatore di taglie John Ruth (Kurt Russell) a cui è legata la galeotta Daisy Domergue (Jennifer Jason Leigh), così come lo sceriffo della suddetta cittadina, l’ex-confederato Chris Mannix (Walton Goggins), magari ritrovatosi lungo il cammino per ragioni di vendetta nei confronti del nero yankee Maggiore Marquis Warren (Samuel L. Jackson), quest’ultimo amico di penna del presidente Lincoln. Una cosa è certa. Più aumentano i protagonisti e più si moltiplicano i dubbi. Tra odiosi bastardi non c’è spazio per la galanteria e se qualcuno avesse dei dubbi al riguardo, il viso insanguinato di Daisy ne è un’ulteriore conferma.
Dopo lo schiavismo di Django Unchained (2012), Tarantino riapre un’altra ferita mortale della storia del suo paese: la Guerra Civile. A modo suo s’intende. Come i colleghi Tim Burton, Wes Anderson o David O’ Russell, ha i suoi “protetti” di cui però, in perfetto stile del film, non sembra fidarsi né chiedere troppo. I personaggi interpretati da Kurt Russell, Tim Roth e Michael Madsen sarebbero potuti tranquillamente essere incarnati da altri validi attori ma la “famigghia” è la famiglia, e questo vale anche per il devoto Quentin. In sottofondo c’è Ennio Morricone, ignorato dalla gloria nella epica trilogia di Sergio Leone, e qui portato sul carro del trionfo quasi a volerlo ripagare per i mancati e legittimi riconoscimenti che avrebbe strameritato nel passato. In conclusione, non se la prenda troppo Tarantino per la fallita nomination agli Oscar & Globe per la Miglior sceneggiatura, tutto quello che ci ha raccontato in The Hateful Eight lo abbiamo già visto sotto la sua stessa telecamera, e di gran lunga fatto meglio.
Voto: 2/5
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