The Avengers: la recensione di lele_16

The Avengers: la recensione di lele_16

“Pensa di essere l’unico supereroe al mondo? Signor Stark, lei è entrato a far parte di un universo più grande. Solo che ancora non lo sa.”
E’ con queste parole che Samuel L. Jackson, alias Nick Fury, faceva la sua comparsa, a quella che allora fu la prima, ormai diventata un marchio di fabbrica dei Marvel Studios, scena dopo i titoli di coda che fungerà da collante con le pellicole future.
Parla dell’iniziativa “Vendicatori”, un sogno per alcuni, un mistero per altri.
Da allora sono passati quattro anni, cinque film e mille emozionanti avventure che ci hanno catapultato in quell’universo di cui il comandante dello S.H.I.E.L.D. metteva a parte l’istrionico Robert Downey Jr./Iron Man.
E solo un “Dream-Team”, capitanato da Joss Whedon, poteva riuscire a realizzare The Avengers.
Un’operazione senza precedenti, un processo di creazione di una vera e propria continuity cinematografica, il punto di forza per eccellenza della Marvel e dei comics in generale.
Storie, attori, mondi(!) diversi che convergono tutti nella stessa pellicola, rimanendo fedeli a ciò che è stato raccontato prima, senza snaturare la natura di quei personaggi che il pubblico e i fan hanno imparato ad amare.
Una missione apparentemente impossibile, ma proprio grazie a un cast fantastico e la maestria di un nerd come regista, una missione compiuta.
Perché The Avengers non è solo un blockbuster corale, non è una riunione inconsapevole di supereroi e poteri diversi, ma è la realizzazione di un progetto, è dare vita a quello che prima esisteva solo sulla carta.
E si avverte la voglia di tutto il team creativo, fan ancora più dei fan, e l’amore di trasporre dignitosamente questi supereroi su celluloide, fin dalla scelta di uno come Whedon, non di certo un estraneo in casa Marvel.
Tutto ciò ha permesso di riunirli alla fine, I Vendicatori, e possiamo dirci ripagati dalla lunga attesa.

Gli Avengers, appunto: Capitan America, Iron Man, Thor, Hulk. O meglio Chris Evans, Robert Downey Jr., Chris Hemsworth e Mark Ruffalo. Il cast, come già detto e come tutti sanno, è stellare.
Da Downey Jr., presuntuoso e detentore dell’ultima parola come comanda il suo personaggio, alla leadership del supersoldato americano, che forse non brilla molto, ma comunque viene fuori, specie nella battaglia finale; alla fisicità e al carattere del Dio del Tuono, al nuovo gigante di giada Ruffalo.
E’ lui la new entry del film e anche la sua carta vincente: in barba a Bana e Norton, incarna alla perfezione il nuovo Bruce Banner, donandogli un’anima anche nella sua controparte verde, risultando protagonista di alcune delle scene più divertenti.
Da non escludere però anche un altro “novizio”, quel Jeremy Renner/Occhio di Falco di cui nessuno sapeva niente; riesce a dare caratterizzazione e quel tanto di fascino da catturare il pubblico, e trova una giusta alchimia con la sua compagna, Vedova Nera/Scarlett Johansson.
E poi c’è lui, il fratello (“adottato”) di Thor, Loki.
Uno straordinario dio dell’inganno a cui un ermetico Tom Hiddleston presta il volto (e il ghigno) e, nonostante forse sia stato un tantino ridicolizzato sul finale, un nemico capace di tenere testa allo squadrone, a cui rischia più volte di rubare la scena, e a farti tifare per lui, grazie al suo incredibile magnetismo.

Ma il vero supereroe in quest’impresa sembra proprio lui, Joss Whedon, che come un preciso architetto, dosa a meraviglia e sapientemente la partecipazione di ogni personaggio, della formazione del gruppo e della strepitosa, vertiginosa, epica scena della battaglia finale.
E gestisce meravigliosamente i rapporti tra quegli eroi, ognuno con i suoi “super problemi”: egoisti, schizofrenici, catapultati in un’altra epoca o in un altro mondo, che mettono da parte il personale per il bene comune e a favore della storia del gruppo, non dei singoli; senza però che queste svaniscano, ma rimangono sullo sfondo e s’intersecano con le altre in perfetto stile Marvel, regalando piccole perle per gli occhi di un fan, come Thor che chiede notizie sulla sua Jane, o la stessa presenza di Gwyneth Paltrow/Pepper Potts.
Il film ha comunque delle pecche, prevalentemente di sceneggiatura, d’altronde condensare così tanti elementi non era un gioco da ragazzi, ma Whedon unisce il tutto così perfettamente che anche quei difetti non pesano troppo all’interno della pellicola. E’ tutto giusto, equilibrato, perfetto!
Riesce a creare una dimensione iconica che va ad inserirsi prepotentemente nell’immaginario collettivo e rende il tutto divertimento allo stato puro.

The Avengers quindi è molto di più che un blockbuster, che intrattenimento fine a se stesso… è un’emozione, è passione.
Un’ emozione che coinvolge tutti: bambini, adolescenti, adulti.
E quel pubblico “a parte”, i fan, che non potrebbero immaginare modo migliore per sognare con i loro idoli che vederli prendere letteralmente vita sullo schermo ed esaltarsi ad ogni colpo di scena e scontro.
Ed io sono felice e orgoglioso di considerarmi parte di “quel” pubblico e di poter affermare che, The Avengers, è stato una delle esperienze più belle della mia vita.
Grazie Joss, grazie Marvel.

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