Super 8: la recensione di Alvin Miller

Super 8: la recensione di Alvin Miller

La trama la conoscete tutti: mentre stanno proseguendo le riprese del loro zombie-movie amatoriale, sei ragazzi si ritrovano, loro malgrado, coinvolti in un disastroso incidente ferroviario dal quale escono illesi per miracolo. Da uno dei vagoni fuoriesce un enorme e misteriosa creatura che fugge nella notte, e sul posto accorrono immediatamente i militari, che lasciano intendere fin da subito di sapere cosa stesse trasportando quel treno. Ma è solo l’inizio! Ben presto anche altri fatti insoliti cominciano a verificarsi nella piccola cittadina di provincia dove la pellicola è ambientata, e spetterà ai sei piccoli protagonisti scoprire la verità su cosa sta succedendo.
Come potete notare, la trama di Super 8, la nuova fatica di J.J “Lost” Abrams, tanto chiacchierata in questi mesi di attesa, non ha nulla di innovativo nella storia. Ma allora perché questo film funziona così bene? Bhe, quando ad occuparsi di un progetto come questo ci sono un mago del mistero come il già citato Abrams e un produttore che risponde al nome di Steven Spielberg, allora ecco che i dubbi cominciano a svanire!
L’impronta dei due registi si vede fin da subito in questa pellicola, a cominciare proprio dall’atmosfera da cinema d’avventura anni 80 per ragazzi inaugurato dal papà di E.T. , che J.J. Abrams ha voluto proprio per omaggiarlo, e per il modo in cui viene gestita l’apparizione della creatura nell’arco di tutto il film: proprio come vuole la sua tradizione, Abrams ci fa intuire la sua presenza fin da subito, senza però rivelarla, e nell’arco del film ce la mostra poco per volta fino al raggiungimento del finale, dove finalmente possiamo farci un idea di come sia fatta, ma senza mai mostrarcela per intero.
Inoltre, durante il film ci vengono presentati anche altri misteri, a cui però non viene data una risposta e lasciandoci quel senso d’ignoto che tanto ci era tanto piaciuto in “Lost” (parlo per chi ha avuto il piacere di seguire il popolarissimo telefilm, ovviamente).
Ammetto, però, di esserne rimasto un po’ deluso. Sembrava dovesse essere un film rivoluzionario, innovativo, invece non aggiunge niente di veramente nuovo, ne nel design della creatura, che non voglio rivelare per evitare di rovinare la sorpresa a chi non ha ancora avuto il piacere di scoprirla ma che richiama nella forma, quella di un altro mostro apparso in una pellicola di qualche anno fa, ne nella trama, che dall’inizio alla fine sa di “già visto”. Insomma, una minestra riscaldata dalle sapienti mani di un grande chef del cinema americano quale J.J Abrams e condita con una buona dose di humor e mistero, ma nient’altro, secondo me.
Quindi il mio giudizio finale è in bilico tra il buono, per la qualità in se del film, e il pessimo, per la banalità della trama.
A mio avviso l’idea più riuscita sta nella volontà di omaggiare quel cinema d’avventura di cui vi ho parlato sopra, con l’impiego delle tecniche di registrazione e la computer grafica di oggi e senza ricorrere agli abusati e spesso poco riusciti remake, optando, invece per una sceneggiatura povera di novità, ma pur sempre originale.

Davvero molto simpatica l’idea di proiettare il tanto agognato zombie-movie dei sei ragazzi durante lo scorrere dei titoli di coda!

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