Marco Bellocchio è la memoria storica del cinema italiano. Quella migliore e capace di confrontarsi con i tempi, invece che trincerarsi dietro manierismi e autorialismi stanchi e vetusti. Sorelle mai ne è l’ultima dimostrazione. Il regista piacentino, autore di Buongiorno, notte e Il regista di matrimoni, si ritaglia lo spazio per un film intimo e casalingo, risultato del suo decennale laboratorio di cinema. Un cinema sperimentale, sospeso in un equilibrio proficuo, tra la dimensione domestica e la realtà esterna, che miracolosamente rifiuta gli intellettualismi e si inserisce perfettamente nel percorso di Bellocchio, anche sitilisticamente. Sei episodi, tra il 1999 e il 2008, in cui i corsisti raccontano la storia di una famiglia di Bobbio, attraverso la crescita di Elena (Elena Bellocchio) dai suoi 5 ai 13 anni, il rapporto dolce ma travagliato con la madre Sara (Donatella Finocchiaro) aspirante attrice di teatro e lo zio Giorgio (Pier Giorgio Bellocchio), figura paterna affettuosa ma tormentata dalle difficoltà del vivere quotidiano. La piccola Elena vive accudita dalle due zie (di cui una sordomuta) e dallo storico amministratore interpretato da Gianni Schicchi, nell’immobilità periferica di Bobbio, mentre fuori il mondo scorre e cambia ineluttabilmente.
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Il realismo profondo dell’esperienza autobiografica e la capacità di dare cuore a un film sperimentale che per sua natura non segue le regole convenzionali. L’idea di raccontare personaggi veri garantisce una forma di serialità di grande interesse e fornisce compattezza narrativa al percorso.
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La parentesi scolastica estemporanea interpretata dall’onnipresente Alba Rohrwacher e la discontinuità della qualità visiva, comunque inevitabile, visto il tipo di progetto e i differenti mezzi usati.
Consigliato a chi
Cinefili e amanti del cinema di Marco Bellocchio, ma anche a chiunque abbia la pazienza e la voglia di cercare un film fuori dalle convenzioni.
Voto 4/5
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