Saltburn: Teorema di Pasolini incontra i posh inglesi. La recensione del secondo film di Emerald Fennell

Presentata alla Festa del Cinema di Roma, l’opera seconda della regista di Una Donna Promettente è incentrata sulla misteriosa relazione che si instaura tra Oliver Quick (Barry Keoghan), giovane studente universitario, e il suo compagno di corso Felix Catton (Jacob Elordi), di famiglia estremamente benestante

Saltburn: Teorema di Pasolini incontra i posh inglesi. La recensione del secondo film di Emerald Fennell

Presentata alla Festa del Cinema di Roma, l’opera seconda della regista di Una Donna Promettente è incentrata sulla misteriosa relazione che si instaura tra Oliver Quick (Barry Keoghan), giovane studente universitario, e il suo compagno di corso Felix Catton (Jacob Elordi), di famiglia estremamente benestante

Saltburn
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PANORAMICA
Regia
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La figura di Emerald Fennell qualche anno fa si è imposta con prepotenza nell’industria dell’audiovisivo contemporaneo, diventando un nome sempre più noto in poco tempo. Raggiunge un’iniziale fama come showrunner di Killing Eve, affiancando un’altra figura femminile tra le più influenti nei tempi odierni, ovvero Phoebe Waller Bridge, con la quale condivide la doppia carriera da sceneggiatrice e attrice, coltivate contemporaneamente.

Solo nel 2020, però, si ritrova ad esordire dietro la macchina da presa di un lungometraggio, Una donna promettente, continuando a portare su schermi di ogni taglia personaggi femminili scomodi, che in nome della loro emancipazione arrivano a compiere atti estremi. Il film con Carey Mulligan, mattatrice indiscussa ormai sua attrice feticcio, conquista il Premio Oscar alla Miglior Sceneggiatura Originale, venendo in questo modo proclamata, accanto al Jordan Peele di tre anni prima, tra le voci più interessanti del panorama, in grado di coniugare il cinema di genere del passato ai valori e tematiche contemporanee.

In questo senso, Una donna promettente si gettava a capofitto nel nome di questo intento, osando spesso e volentieri per quanto riguarda l’approccio da revenge movie adottato per una questione così delicata, inciampando nell’esplicitare la sua posizione ai limiti del sopportabile. Con la sua opera seconda, Saltburn, dopo un silenzio di tre anni, abbandona il soggetto femminista per dedicarsi a una storia d’amicizia/amore tra due studenti di un college inglese, Oliver Quick e Felix Catton. Il primo, ossessionato dal secondo, finirà per entrare profondamente nella sua vita, tanto da arrivare a risiedere nella sua magione a Saltburn, circondato dagli strampalati aristocratici che compongono la famiglia Catton.

Se il focus è appunto spostato su un concetto che interessa la narrativa (non solo per immagini) dall’alba dei tempi – l’eterno conflitto tra povertà e ricchezza, con i rispettivi esponenti che ci sguazzano attorno -, al tempo stesso il nuovo lavoro di Emerald Fennell sembra inseguire disperatamente schemi e dinamiche molto in voga in tempi recenti. Tale disparità è già stata esplorata in chiave satirica e dark da opere con una notevole cassa di risonanza come The Menu e, soprattutto, dal fenomeno Parasite, eppure si ha l’impressione che Saltburn abbia, su più riprese, la presunzione di aggiungere qualcosa di nuovo all’argomento.

Servendosi dei modelli (ricalcati sommariamente) di Teorema di Pier Paolo Pasolini e Il talento di Mr. Ripley, l’autrice si ritrova nuovamente ad urlare a squarciagola il bersaglio del suo sbeffeggio, riducendo di efficacia le già di per sé situazioni inscenate nel film. La spregiudicata avventatezza di Una donna promettente, presente anche se non sempre in grado di premiare il prodotto finale, risulta ora completamente volatilizzata. I contenuti graficamente più “osceni”, incluse in intonse inquadrature che continuamente si crogiolano sul mero vezzo stilistico e tecnico, non suscitano il disagio sperato nemmeno nello spettatore meno smaliziato. La destinazione italiana direttamente nel listino di Prime Video appare, in questo senso, più che appropriata.

In questo specchietto per allodole, trionfo della vuota forma che non sa anche trasformarsi in contenuto, il nutrito gruppo di interpreti diventano l’unico punto di gran valore dell’operazione. La maggior fonte di intrattenimento del film consiste nel divertimento dello stesso Barry Keoghan, tra i volti più caratteristici del panorama emergente, visibile nel suo prestarsi alle azioni e macchinazioni “folli” del suo personaggio. Ad esso si affiancano, oltre alla bellezza più regolare di Jacob Elordi, che si dimostra ancora una volta perfettamente capace di sostenere ruoli più sfaccettati al di fuori della macchina Euphoria, gli altrettanto esilaranti Rosamound Pike, Richard E. Grant e la già citata Carey Mulligan, adorabili macchiette che talvolta rubano pure la scena ai protagonisti.

Saltburn avrebbe quindi meritato una scrittura sagace, attenta a risaltare l’attuale tematica anche in un contesto più delirante e scanzonato, finendo per scendere nel ridicolo involontario con una pedanteria fuori luogo.

Foto: LuckyChap Entertainment, MRC Film

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