Oh rabbia, che spreco! Dopo essere stato a lungo chiacchierato e atteso, alla fine l’horror indipendente Winnie the Pooh – Sangue e Miele è finalmente arrivato anche in Italia: disponibile dal 27 ottobre su Prime Video, è stato accompagnato da molta curiosità per via della natura stessa del progetto, che ha approfittato della scadenza dei diritti di copyright sui personaggi protagonisti dei racconti d’infanzia di A. A. Milne.
Sin da subito, per molti l’intera operazione è sembrata se non di cattivo gusto quantomeno inutile. Tuttavia, considerando che nel prossimo futuro saranno tantissime le proprietà di questo tipo “libere sul mercato” per chiunque voglia realizzarne dei prodotti che citino direttamente personaggi e sembianze, qualche motivo di interesse e di novità poteva esserci. Prendere un personaggio come Winnie the Pooh e destinarlo ad un racconto di tutt’altro genere rispetto a quello per cui è stato concepito, poteva essere un’intrigante esercizio di stile e di rielaborazione dell’immaginario infantile, chiaramente destinato ad un pubblico diverso rispetto a quello dei libri e dei tanti altri prodotti collegati al tenero orsetto.
La premessa di Winnie the Pooh – Sangue e Miele ha qualche nota di merito: il produttore e regista indipendente Rhys Frake-Waterfield ha deciso di sfruttare la sua opportunità immaginando una storia dell’orrore che inizia con l’abbandono di Winnie, Piglet e gli altri animali del Bosco dei 100 Acri da parte di Christopher Robin. Senza di lui, le creature cedono ai peggiori istinti animali, sopravvivono tramite cannibalismo e tutto questo li cambia per sempre. Quando, ormai adulto, l’ex bambino amico di Pooh torna a trovarli, entra in un incubo fatto di truculente morti e puro sadismo. Peccato che sia tutto qui.
Da un film indipendente del genere ci si poteva aspettare sicuramente una buona dose di “grana grossa” data dalla semi-amatorialità del progetto (è il primo prodotto dalla Jagged Edge Productions), ma un barlume di speranza era riposto nel fatto che molto spesso dove non arriva la tecnica o il budget possa subentrare fantasia e inventiva. Senza andare a scomodare icone sacre dell’horror La Casa, La notte dei morti viventi, Halloween, Venerdì 13 o persino Paranormal Activity e The Blair Witch Project, la storia del cinema è piena di film a basso budget che hanno fatto di necessità virtù. Rhys Frake-Waterfield invece no, non sembra avere quello che serve per andare oltre un buon tempismo che gli ha permesso di trovare distribuzione e copertura mediatica in tanti Paesi del mondo.
Winnie the Pooh – Sangue e Miele mescola generi che vanno dallo splatter all’home invasion, calando i personaggi di A.A. Milne in un contesto che strizza evidentemente l’occhio ad altri classici come Non aprite quella porta o Le colline hanno gli occhi – soprattutto per via della rappresentazione redneck o hillbilly di Pooh e Piglet, che vivono in roulotte nel bosco indossando sgualcide salopette – ma il tutto è tenuto insieme con lo sputo da una trama, una direzione scenica, una recitazione e un montaggio semplicemente osceni.
Mancano elementari conoscenze del linguaggio cinematografico, si punta tutto sulla suggestione di una diversa caratterizzazione di personaggi già noti limitandosi però a lasciarsi sullo sfondo e vittime di una perversione quasi (e immeritatamente) onanistica. Winnie the Pooh – Sangue e Miele non è una vera rilettura del classico, ma un film con due killer che indossano maschere simili a quelle icone d’infanzia e che non riesce neppure a fare la cosa che avrebbe dato risalto e dignità artistica all’intero progetto, ovvero esagerare: è solo blandamente horror, tristemente splatter, spanne sotto a qualsiasi b-movie di questo genere. Tutto fumo e niente arrosto, o tutto sangue e niente miele. Uno spreco notevole, quindi.
Quella che poteva essere un’interessante prospettiva, ora suona come una minaccia: la Jagged Edge Productions è infatti già al lavoro non solo su un sequel di Blood and Honey – dove vedremo altri personaggi del Bosco dei 100 Acri come Tigro – ma lo stesso Rhys Frake-Waterfield sta producendo le versioni horror di Bambi e Peter Pan. Se l’approccio sarà lo stesso, tuttavia, questo filone che avrebbe potuto aggiungere qualcosa (senza togliere nulla agli originali) è destinato a diventare il nuovo buco nero del cinema dove vanno a morire le idee strampalate ma con quel non so che di interesse. Una Asylum dei classici Disney, ma ben lontana dall’avere quello che serve per imporsi come scult.
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Foto: MovieStills
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