Tetris: neanche un tetramino è al posto giusto. La recensione del film

Il nuovo film con Taron Egerton racconta una versione romanzata dietro al celebre videogioco russo

Tetris: neanche un tetramino è al posto giusto. La recensione del film

Il nuovo film con Taron Egerton racconta una versione romanzata dietro al celebre videogioco russo

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In questi primi mesi del 2023, il binomio tra cinema e videogiochi sta vivendo un vero e proprio boom: da The Last of Us a Super Mario, ma ampliando anche lo sguardo ad acclamati titoli recenti come Arcane, forse si sta trovando finalmente la quadra per riuscire ad adattare efficacemente un medium interattivo come i videogame al grande e piccolo schermo. Poi, però, ecco Tetris.

Uscito su AppleTV+ e diretto da Jon S. Baird (Stanlio & Ollio), è la storia più o meno romanzata dietro ad uno dei videogiochi più famosi al mondo: creato in Russia nel 1984 dal programmatore Aleksej Leonidovič Pažitnov, la sua storia si incastra con le dinamiche da fine Guerra Fredda e una battaglia per i diritti che va molto oltre l’intrinseca semplicità del gioco. La sua diffusione nel mondo la si deve al Game Boy e al lavoro 0ltre Cortina dell’imprenditore Henk Rogers (Taron Egerton), ma per arrivare ad ottenerne i diritti la Nintendo ha dovuto assistere ad un’incredibile vicenda che ha coinvolto numerosi parti in causa.

La prima ad assicurarsi i diritti del gioco è stata la Andromeda Software di Robert Stein (Toby Jones), società che ha poi venduto i diritti europei alla Mirrorsoft, azienda di software di proprietà del Mirror Group Newspapers del magnate Robert Maxwell. Ovvero gli altri due protagonisti del film Tetris. All’appello ne manca ancora uno: il morente gigante sovietico e la sua orwelliana burocrazia, che ha reso la storia dietro al videogioco terreno fertile per un thriller spy movie vecchio stile – ma non in positivo.

Tutto in Tetris sa di anni ’80, non nel senso di un’impostazione nostalgica ma di quel classico sfocia nel macchiettistico e riporta il cinema a cliché sull’Unione Sovietica che si pensava (e sperava) fossero superati da tempo. I minacciosi agenti del KGB, il costante spionaggio, la mancanza di ironia e umanità del freddo sovietico, tutte riproposizioni che persino risultano extra-diegetiche persino nel loro stesso contesto storico, che non migliora neppure quando esce dai confini dell’URSS per mostrare personaggi come Robert Maxwell, interpretato da un Roger Alarm imbolsito e mai credibile.

Tetris è scomposto, diviso tra un’anima pop portata avanti da una grafica old school a 8 bit e occasionali discese in toni thriller e ambiziosi alla Argo che non riescono mai a incastrarsi con il resto. Colpa di molte, troppe scene scritte in maniera superficiale sin dalla messa in scena che nei movimenti: attori ripetutamente fermi uno di fronte all’altro in primi piani statici che non trasmettono alcun senso drammatico, ma anche ridicole sedie lasciate vuote per sottolineare padri assenti in un contesto in cui nessuna famiglia si sistemerebbe in quel modo.

Il risultato finale è quasi paradossale: una partita a Tetris in cui nessun pezzo va al posto giusto, in cui il tetramino quadrato di una sceneggiatura scialba viene appoggiato sopra la barra verticale di una regia senza idee, il tutto insensatamente a ridosso di una N rovesciata fuori posto come il ritmo e il tentativo di alzare la tensione messo insieme nel finale. La storia dietro al videogioco più popolare (e assuefacente, aspetto psicologico neppure affrontato in questa versione) aveva abbastanza spunti di interesse da poter giocare a colpo sicuro, ma la partita invece è finita malamente al primo livello. Game over.

Foto: MovieStills

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