Strappare lungo i bordi, Zerocalcare colpisce ancora: la recensione dei primi episodi della serie Netflix

La prima serie animata di Michele Rech arriva su Netflix dal 17 novembre

Strappare lungo i bordi, Zerocalcare colpisce ancora: la recensione dei primi episodi della serie Netflix

La prima serie animata di Michele Rech arriva su Netflix dal 17 novembre

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PANORAMICA
Regia (4.5)
Sceneggiatura (4.5)
Fotografia (3.5)
Montaggio (3.5)
Colonna sonora (4)

Michele Rech alias Zerocalcare è pronto a prendersi la scena su Netflix: la serie animata Strappare lungo i bordi arriverà il 17 novembre sulla piattaforma streaming, ma alla Festa del Cinema di Roma sono stati mostrati in anteprima i primi episodi.

Sono passati dieci anni da La Profezia dell’Armadillo e forse neppure l’iconica impersonificazione della coscienza di Zerocalcare (doppiata qui da Valerio Mastandrea) avrebbe potuto pronosticarne il successo e soprattutto l’importanza letteraria e intellettuale nel panorama italiano. Dal secondo posto al Premio Strega al milione di copie vendute, il suo nome è metonimico del suo stile, del suo umorismo e della sua profondità: tutte qualità incarnate anche da Strappare lungo i bordi.

La struttura e la poetica della serie seguono quelle di altri lavori, dalla già citata Profezia dell’Armadillo ai recenti corti animati Rebibbia Quarantine visti a Propaganda Live durante il lockdown del 2020: episodi negli episodi, una collezione di momenti e riflessioni che procedono per flusso di coscienza, fiumi di parole e battute che sembrano apparentemente solo leggere e ironiche.

Michele Rech però è il Muhammad Alì dello storytelling moderno: vola come una farfalla e punge come un’ape, gira attorno ad un bersaglio che a volte non è neppure in vista, costruisce una narrazione esilarante che pesca a piene mani dalla sua cultura generazionale di riferimento e arriva sempre il momento in cui affonda il colpo e rivela tutta la sua corposità. Zerocalcare si conferma cioè un autore solo superficialmente cinico, ma intensamente romantico in senso artistico: non è importante solo quello che viene raffigurato, quanto il sentimento che alla fine riesce a suscitare.

Strappare lungo i bordi diventa così una nuova metafora della difficoltà sociale di seguire un tracciato e ritagliarsi un posto e una figura definita nel mondo, liberi da pensieri ansiogeni, senza strappi o imperfezioni. Un’ideale utopistico reso impossibile dagli ostacoli della vita moderna, fatta anche di messaggi su Whatsapp non visualizzati, imbarazzo a parlare con una persona dal vivo e invece avere con la stessa una totale sintonia virtuale; tutte piccole-grandi cose che al giorno d’oggi rendono (ancora più) complicate le relazioni e gli approcci.

Dai primi episodi della serie Netflix, si intuisce che Zerocalcare abbia ancora molto di interessante da dire e un modo unico per farlo. Il rapporto con Alice, il viaggio con i già conosciuti Sara e Secco e le altre riflessioni sparse fanno parte di uno sviluppo narrativo frammentato e scientemente dosato, che con pazienza aspetta il momento giusto per svelarsi, stupire, divertire ed emozionare ancora una volta alla sua brillante maniera. 

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