Il successo della serie Strappare lungo i bordi, nell’autunno del 2021, aveva confermato un sospetto già evidente: Zerocalcare non funziona solo su carta o nei brevi corti animati, ma la sua capacità di racconto e la sua poetica sono esportabili anche sul piccolo schermo, nella terra dello streaming, in prodotti per i quali ha senso «investire emotivamente in qualcosa che va oltre la durata della puntata di una sitcom», al contrario di quanto sostiene la sua Armadillo-coscienza. La controprova la offre Questo mondo non mi renderà cattivo, disponibile su Netflix dal 9 giugno 2023.
È la storia del solito gruppo di amici formato da Zerocalcare, gli amici di sempre Sara e Secco e quella galassia di personaggi che dalle pagine dei suoi libri a fumetti hanno preso vita animata nei corti Rebibbia Quarantine prima e in Strappare lungo i bordi poi. Ai soliti noti si aggiunge ora Cesare, un vecchio amico tornato dopo diversi anni di assenza e che fatica a riconoscere il mondo in cui è cresciuto. Zerocalcare vorrebbe fare qualcosa per lui ma si rende conto di non essere in grado di aiutarlo. È anche la storia di un quartiere romano e di un problema sociale di estrema attualità: l’arrivo di 30 migranti in una scuola locale (esseri umani che non si vedono quasi mai, proprio per sottolineare come spesso tutta la spinosa questione venga trattata sotto la lente del “lontano dagli occhi, lontano dal cuore”) agita gli abitanti, aumenta le tensioni e porta a sviluppi inattesi, soprattutto sul piano personale per l’autore e voce narrante.
Per questa seconda avventura, il fumettista di Rebibbia ha voluto in qualche modo prendere le distanze da certi elementi che hanno portato a quel travolgente risultato un anno e mezzo fa, perché come ha dichiarato nell’intervista per Best Streaming «mi sarebbe sembrato vigliacco e paraculo fare una replica. Per cui ho deciso di fare il salto». E questo salto, per lui, si è tradotto in una serie dal respiro più politico, un impegno civico che spesso gli viene contestato e osteggiato ma che è sempre stato una linea guida della sua produzione letteraria. Le riflessioni intime, esistenziali e a modo loro generazionali di Strappare lungo i bordi lasciano spazio a una tematica caldissima come la polarizzazione dell’opinione pubblica su diversi fenomeni d’attualità quali immigrazione e violenza, con tanto di satirico j’accuse al mondo del giornalismo (televisivo ma non solo) in costante ricerca di «fenomeni da baraccone della periferia» per fomentare gli animi e una narrazione distorta e semplicistica di problemi complessi.
Questo mondo non mi renderà cattivo, come ha fatto notare lo stesso Zerocalcare, è forse l’unica serie che porta lo spettatore all’intero di un consiglio municipale, ma ai tecnicismi della cronaca politica e sociale – non nuovi al fumettista di Kobane Calling e No Sleep Till Shengal – si affianca come sempre un taglio più personale. Le vicende legate ai migranti, alle proteste alla risposta dell’amministrazione hanno infatti un effetto diretto sul cerchio magico attorno al protagonista ed proprio la catena di azione-reazione a essere centrale nei nuovi episodi. La domanda di fondo è una e si lega al titolo stesso: come ci comporteremmo se le persone vicine a noi si ritrovassero dall’altra parte di una simbolica barricata che va oltre gli ideali, ma che ha un impatto profondo sul vissuto quotidiano? Se non riconoscessimo più le persone che stimiamo e che ci hanno a modo loro guidato per tutta la vita, perché schierate “dall’altra parte”, quale sarebbe la nostra reazione? La pressione, lo sconforto e tutto il resto, riuscirebbero a incattivirci?
Zerocalcare anche questa volta si conferma un narratore brillante i cui pregi vanno al di là dell’immediata e spendibile ironia romanesca o della sua capacità di alternare dramma e commedia (un anno e mezzo fa lo avevamo definito il Muhammad Alì dello storytelling moderno: vola come una farfalla e punge come un’ape), ma per la maniera in cui si pone sempre all’interno dei dilemmi che racconta e mai al di sopra. È un autore (un intellettuale, secondo una definizione usata da molti) che non ha risposte ma solo domande, che riguardano in primis se stesso e la sua percezione come personaggio sotto i riflettori. Mentre lui si interroga se sia opportuno o meno che dica qualcosa, o addirittura se abbia qualcosa da dire di non retorico, noi viviamo le stesse domande empatizzando con lui o con gli altri, a seconda del vissuto personale.
Il risultato è ancora una volta una serie che rispecchia tutte le caratteristiche peculiari del suo autore, soprattutto la squisita abilità di andare dal personale all’universale e viceversa, nel parlare della propria vita e dei massimi sistemi sociali, senza mai dare l’impressione di avere lezioni da impartire, ma solo dubbi da condividere, ancore di pensieri e salvagenti di solidarietà da gettare nel mare magnum di una realtà difficile da affrontare con sensibilità. Lo fa con cartoonesca ironia e talvolta profonda malinconia, un mix invincibile che rende anche Questo mondo non mi renderà cattivo una serie per tutte le stagioni.
Foto: Netflix
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