Pam & Tommy: c’era una volta a… Malibu. La recensione della serie su Disney+

La serie che racconta la storia del filmato hard della star di Baywatch è su Star

Pam & Tommy: c’era una volta a… Malibu. La recensione della serie su Disney+

La serie che racconta la storia del filmato hard della star di Baywatch è su Star

pam & tommy recensione
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PANORAMICA
Regia (3)
Sceneggiatura (3)
Interpretazioni (4)
Fotografia (3)
Montaggio (3.5)
Colonna sonora (4)

Anni prima dell’arrivo dei colossi della pornografia in video sharing, dei cosiddetti  fappening e delle leggi contro il revenge porn, un solo filmato hard ha stravolto il mondo. La seconda metà degli anni ’90 è stata infatti segnata da uno dei primi casi di video virale ante litteram, quello che aveva per protagonisti la star di Baywatch, Pamela Anderson, e il batterista dei Mötley Crüe, Tommy Lee. Pam & Tommy racconta la loro storia: amore, sesso (soprattutto sesso) e un crimine che a decenni di distanza ancora fa sentire i suoi effetti sull’unica vera vittima di tutta l’assurda vicenda.

Craig Gillespie (regista di I, Tonya e Cruella) entra nelle vite delle due star e dell’uomo che ha rubato e venduto il filmato – interpretato da Seth Rogen – tenendo le distanze morali da tutti: non condanna, ma mostra pregi e difetti, problemi e storture di entrambe le parti in causa. L’unico personaggio che resta al di sopra è quello di Pamela Anderson – una Lily James coperta di trucco prostetico ma perfettamente in grado di restituire l’iconicità sexy della star di Baywatch.

Pam & Tommy si cura infatti di metterla sotto una luce positiva, di sottolineare che la celebre canadese è rimasta l’unica vittima della diffusione del filmato hard: preda della violenza mediatica, il suo nome è rimasto indissolubilmente legato al primo enorme caso di video(tape) virale. La serie diventa quindi riflesso e riflessione di una società maschilista opportunisticamente divisa tra voyeurismo, pudicismo e ipocrita condanna della sessualità femminile.

Per raccontare questo spaccato di celebrità e allo stesso tempo operare una forma di condanna sociale verso questo genere di vicende, Gillespie utilizza una messa in scena volutamente esagerata, spesso vicina al limite del trash, su ipotetica misura della follia dei suoi protagonisti – specialmente il Tommy Lee di Sebastian Stan. Montaggio ritmico serrato e grande spazio alla musica continuano a essere la cifra stilistica del regista, ma in questo caso il medley anni ’90 che si ripete ad ogni episodio diverte e fa cantare solo fino a un certo punto.

Talvolta il tappeto musicale risulta addirittura eccessivo, invadente e distraente rispetto alla narrazione. Contribuisce suo malgrado a dare una percezione distorta di alcuni aspetti del suo protagonista più controverso, quel Tommy Lee icona del hair metal anche condannato a 6 mesi di carcere per violenza domestica ai danni di Pamela Anderson. Una svolta reale molto distante dal tono leggero e “poppettaro”, seppur ficcante, con cui Gillespie sceglie di raccontare la favola d’amore di Pam & Tommy.

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