Un piccolo borgo dell’Italia del 1813, una misteriosa creatura che stermina prima il bestiame, poi i paesani stessi, e un adolescente inquieto che cerca di affrontare sia la paura che la trasformazione inevitabile della sua età: gli elementi per fare di Hai mai avuto paura? un esempio coraggioso di horror fantasy italiano indipendente ci sono tutti. La regista Ambra Principato, diplomata al Centro Sperimentale di Cinematografia e alla sua opera prima, riprende la tradizione del cinema di licantropi e della fiaba gotica con una sceneggiatura che somma molte suggestioni diverse, dai classici di genere alla pittura, dalla letteratura alla poesia.
La vicenda, infatti, è ispirata al romanzo di Michele Mari Io venia pien d’angoscia a rimirarti (ed. Einaudi), che reinventa in chiave crime la storia di un giovane scrittore immergendola in una storia di truci delitti. Il protagonista del film (interpretato dal bravo Justin Korovkin, già visto bambino in Favolacce dei fratelli D’Innocenzo) è un adolescente cagionevole e intellettuale che ama la poesia nonostante la madre, bigotta, lo osteggi, considerando i versi solo un modo per allontanarsi dalla fede. Vive in una sontuosa villa con i genitori conti, il fratellino e la sorellina. A ogni plenilunio, però, gli allevamenti di famiglia subiscono l’attacco di una misteriosa creatura che sventra decine di capi di bestiame.
Il padre del giovane scrittore, con piglio illuminista, è convinto che sia colpa di un lupo, ma i paesani, spinti anche dallo zingaro Scajaccia (Mirko Frezza, per una volta in un ruolo che lo allontana dall’immaginario delle borgate romane), credono che si tratti di una creatura demoniaca, “la Bestia”. Ad osservare questi adulti impauriti, e il suo inquieto fratello maggiore, è il piccolo Orazio (il bravissimo Lorenzo Ferrante), che scopre anche tremendi segreti nel passato della sua famiglia: è proprio lo sguardo del bambino a farci da guida in un viaggio attraverso la paura stessa.
I temi in campo in Hai mai avuto paura? sono molti, forse troppi, e la sceneggiatura a volte procede per contrasti troppo netti tra cultura e natura, carne e spirito, religione e paganesimo. Ma la regia di Principato è pulita, sa mantenere alta la tensione nel rispetto dei codici di genere. Colpiscono la curatissima messa in scena degli ambienti e la fotografia oscura e avvolgente: è proprio la luce, sembra, a conservare intatti gli enigmi fino a un finale assolutamente a sorpresa.
Foto: Vision Distribution
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