Quella casa nel bosco: la recensione di AliWonderland

Quella casa nel bosco: la recensione di AliWonderland

Cosa ho imparato da questo film (per l’ennesima volta)!? Mai andare in una casa sperduta in montagna sperando non ci sia niente di losco sotto. E in questo caso, il losco era letteralmente “sotto”.

A giudicare dal trailer si potrebbe pensare che “Quella casa nel bosco” sia il solito horror con l’oca giuliva di torno che viene sgozzata per prima da una qualche entità misteriosa e poi a seguire i suoi amici fanno la stessa fine, con tanto di sangue sparso in giro e urla.

Più o meno il concetto è proprio questo, con la differenza però che l’andamento delle vicende, la motivazione di fondo e come il tutto viene gestito è davvero innovativo, accattivante e soprattutto moderno.

Cinque ragazzi vengono attratti inconsapevolmente a riunirsi in una casa in montagna per fare una festicciola lunga un weekend. Ad aspettarli lì però ci sono telecamere sparse ovunque, gas inebrianti, una cantina piena di oggetti inquietanti e…. tanti zombie!
Il primo pensiero che mi è corso per la mente è stato quello di trovarmi davanti ad una moderna e truculenta versione del “Grande Fratello”. Un gruppo di ingegneri (o almeno così sembrano) segue infatti i ragazzi attraverso una grande quantità di schermi, mediante i quali li controllano e decidono quali elementi inserire per portare a termine la loro storia e il loro compito. Ma qual è questo compito?

Sembra che ogni anno, ogni continente della terra debba offrire in sacrificio agli Antichi cinque ragazzi in modo da evitare la fine del mondo. E pare che questa volta gli americani ci siano quasi, se non fosse che due dei ragazzi, forse quelli da cui meno ce lo si aspettava, sono riusciti a sopravvivere e hanno scoperto tutta la verità. In questo modo hanno interrotto il sacrificio, causando però così la fine del mondo per mano (letteralmente) degli Antichi.

Tra scene completamente splatter e tragicomiche e momenti di tensione e puro orrore, il film procede in maniera lineare, divertente e coinvolgente. Spesso la tensione viene infatti spezzata da battute o scene che strappano un sorriso, ma che non distraggono comunque dalla tragicità del destino dei ragazzi. Memorabile ad esempio il momento in cui negli uffici tutti festeggiano a ritmo di musica e champagne per la morte dei cinque giovani, mentre negli schermi alle loro spalle la “vergine” viene martoriata da uno zombie che sembra il padre di Samara di “The Ring”.

Nella pellicola non si è certo poi carenti di sangue. Alla fine soprattutto, quando tutti i generi possibili di mostri (dalla bambina dalla faccia dentata, al licantropo affamato) vengono liberati, il rosso è il colore dominante e pezzi di corpi umani volano da tutte le parti.

In tutto questo di sicuro non passano inosservate tematiche molto moderne come quella del “reality” e quella della “fine del mondo” che, stando ai Maya, per noi è ormai vicina. Che quegli Antichi fossero proprio i Maya?

Infine è necessario dare una nota di merito agli attori che hanno interpretato i loro personaggi alla perfezione e hanno dimostrato di essere molto amalgamati fra loro e adatti ai loro ruoli.

Di sicuro è un bel film horror che non annoia, tiene gli spettatori attaccati alle proprie sedie chiedendosi cosa ne sarà dei protagonisti senza sbadigliare e, nonostante molte delle cose potrebbero sapere di “già visto”, queste vengono riadattate in maniera da sembrare innovative.

PS – Piccola nota a margine personale: quando Chris Hemsworth si è spiaccicato sul muro trasparente ed è ruzzolato giù come un sacco di patate, il mio pensiero e quello di chi era al cinema con me è stato “Ma Thor non può morire. Ora torna sicuramente su con il suo martello!” Non c’è niente da fare, lui per noi sarà sempre il figlio di Odino!

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