Prometheus: la recensione di Sparky97

Prometheus: la recensione di Sparky97

! SPOILER !
“Quanto andresti lontano per avere risposte? Fino a che punto arriveresti?”

Ridley Scott (regista di capolavori come “Alien”, “Blade Runner” e “Il Gladiatore”) ci porta in un mondo lontano, precisamente sulla luna LV-223, con un prequel ambientato nell’universo da lui creato ben trent’ anni fa con il primo film (cult!) dedicato allo Xenomorfo.
La navicella spaziale da esplorazione Prometheus salpa dalla Terra con un equipaggio di 17 persone, con l’obiettivo di scoprire le origini dell’umanità. Ma una volta atterrati là, quegli uomini scopriranno che la ricerca ha dei limiti e che oltrepassati quelli, questa ricerca potrà portare alla fine del nostro pianeta.
Con magnifiche interpretazioni soprattutto da parte di Michael Fassbender nei panni dell’androide David, Noomi Rapace in quelli dell’esperta scienziata Elizabeth Shaw e il premio oscar Charlize Theron in quelli della glaciale Meredith Vickers, figlia di un Guy Pearce – finanziatore dell’operazione e fondatore della Weyland corporation (ditta che fabbrica gli androidi, tra cui David, il migliore in assoluto), “Prometheus” consta di una spettacolare fotografia, un sapiente uso del 3D (non si nota assolutamente il fatto che sia stato convertito in post-produzione), un meraviglioso montaggio e scenografie potenti che fanno da sfondo a questa avventura apocalittica, anche se tutto resta basato sugli effetti speciali, sicuramente tra i migliori visti quest’anno.
Ridley Scott – oltre ad alcuni richiami quale quello al grande film fantascientifico “2001: Odissea nello Spazio” nella sequenza d’apertura – ripropone alcune tematiche già viste nei suoi precedenti film come quella della relazione creatura-creatore (sia tra gli uomini e gli “ingegneri” alieni, sia tra David e gli uomini), già vista specialmente in “Blade Runner”, o quella della donna eroe, ampiamente elaborata nel franchise di Alien con Ellen Ripley/Sigourney Weaver di cui Noomi Rapace – per quanto brava – fa sentire la mancanza. E se da una parte Prometheus ha una complessità di sceneggiatura che giustifica in gran parte il divieto, dall’altra ricalca fedelmente il primo capolavoro, a partire dal design delle astronavi, all’androide David, alla protagonista, una nuova Ripley, che avrà il coraggio di lottare contro questi spaventosi “ingegneri”, fino ad arrivare a rimuoversene uno dalla pancia con un intervento, in una delle sequenze più cruente di tutto il film (altro elemento che giusifica in parte il VM14), anche se il primo reale contatto con “Alien” non si avrà fino all’ultimo minuto (in senso letterale!). Prometheus rimane quindi un altro grande film di Ridley Scott che non si smentisce assolutamente (se non in alcune sequenze poco chiare, ridotte forse per motivi di durata, come per esempio la morte di Meredith Vickers che continua a correre imperterrita sotto l’astronave che le ruota sopra, finchè viene schiacciata miseramente, per le quali si spera in una director’s cut), anzi tiene col fiato sospeso fino alla fine, mostrando quanto andremmo lontano per avere risposte a queste domande filosofiche da sempre insite nell’uomo, in un modo davvero sorprendente: portando lo spettatore là dove vorrebbe arrivare, spingendolo a chiedersi: fino a che punto arriveresti?

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