Prometheus: la recensione di luca ceccotti

Prometheus: la recensione di luca ceccotti

La fantascienza. La terra natale di Ridley Scott. Sin dai suoi esordi alla regia ha abituato il pubblico a spettacoli visivi e futuristici a dir poco emozionanti, carichi di suspance e scelte stilistiche che solo un regista come lui riesce a trovare. 
Alien e Blade Runner sono forse i due capolavori indiscussi del genere. Due capolavori senza tempo, sempre affascinanti da vedere e sempre emozionanti. E pensare che sono pellicole di trent’anni fa.
Ma l’immortalità dei registi la si trova proprio qui, giusto? Nei capolavori che riescono a regalare al mondo. E ahimè, seppur un grande film, Prometheus non è quel capolavoro che tutti si aspettavano.
La lunga premessa serviva per ricordare (ma come scordarlo) che Ridley Scott è uno dei padri della cinematografia fantascientifica moderna. Forse proprio per questo l’attesa spasmodica del suo “ritorno alle origini” con Prometheus ha fatto inquadrare erroneamente il film come un capolavoro annunciato. Grande cast, grande produzione, grande regista, e una sceneggiatura scritta dal “criptico” Damon Lindelof, l’ermetica mente che si trova dietro Lost (e ancora molti lo maledicono per il finale della serie!). Logico pensare ad un film grandioso sotto ogni punto di vista. Ed in effetti Prometheus è un film gradioso, sia per lo spettacolo visivo che ci regala, sia per una sceneggiatura che parte benissimo.  Cercherò di descriverla senza inciampare in vari spoiler.
Ci troviamo nel 2089, e degli scienziati (Rapace e Marshall-Green) fanno una scoperta sensazionale. Una scoperta tramite la quale crederanno di poter trovare delle risposte alle innumerevoli domande che la vita pone al genere umano. Per farlo, si imbarcheranno in un viaggio verso un sistema solare distante anni luce dalla terra….
L’incipit è epico, le premesse sono ottime, e tutto fa pensare che continuando, il film, possa mantenere una narrazione semplice, coerente e sostenuta. Non è così.
La prima metà del film la si potrebbe definire quasi magistrale: scene ben ideate e girate, regia intelligente e un Michael Fassbender semplicemente perfetto nei panni dell’androide David. Scenografie meravigliose e musiche evocative fanno il resto, lasciando lo spettatore di stucco (ma visivamente Prometheus affascina dall’inizio alla fine). Le domande iniziali si evolvono, facendo crescere ancora più interesse, facendo credere che Scott abbia davvero confezionato una pellicola che non solo vuole fungere da prequel (DIRETTO) ad Alien, ma anche essere un film impegnato, mettendo al centro religione, scienza e filosofia. Cosa che oggettivamente fa, inizialmente. Poi, quando iniziano ad arrivare le prime risposte, il film subisce un crollo colossale. La sceneggiatura subisce un crollo colossale. Lindelof riesce a riprodurre quello che a me piace chiamare “l’effetto Lost”: iniziano gli spiegoni maniacali alle domande poste nell’incipit, senza dare un senso coerente al tutto, introducendo scene movimentate per aumentare la suspance e finendo per rimbambire chi guarda. Il che, in una pellicola che deve avere una conclusione dopo due ore, non è accettabile. Soprattutto se è un film importante come Prometheus. 
Alla fine rimane il sapore del “E allora?”, uscendo dalla sala non con risposte ma con altre domande, forse anche più complesse delle iniziali. 
In ogni caso, la regia di Scott rimane sempre sostenuta, e serve bene anche la seconda parte della sceneggiatura. 
Purtroppo la recitazione, seppur con grandi interpreti, non è assolutamente valorizzata, e sotto questo aspetto ciò che rimane è solo l’assoluta bravura di Fassbender.
Come già detto, Prometheus affascina dall’inizio alla fine, questo perché, nonostante tutto, nella seconda parte della pellicola sono introdotte delle scene da antologia, sempre accompagnate da scenografie e musiche stupende.
E poi, ragazzi, il finale…si fa perdonare le pochezze che si trovano nella sceneggiatura (anche se poteva essere ben più interessante).
Tirando le somme, Prometheus è un film affascinante, magistralmente diretto e scenografato, con una sceneggiatura che vuole essere impegnata, ma che ci riesce solo in parte a causa dell’ermetismo Lindelofiano, al quale siamo comunque abituati. Una pellicola che deve essere vista, per l’assoluta bellezza e l’indiscusso spettacolo che sa regalare.
Un ritorno alle origini atteso. Un film che comunque non delude completamente.
Prometheus: non un “dio” del genere fantascientifico , ma solo “un essere umano” che cerca di essere un grande.

Voto: 7,5

Luca Ceccotti.

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