Ogni film che implica viaggi nel tempo rischia di incartarsi nei suoi stessi intricati paradossi temporali. Non è facile far quadrare tutti i conti in un campo (ovviamente) inesplorato come questo, i registi lo sanno e molte volte si decide di dar più spazio a spettacolarità e stupore, a scapito di una trama che una volta tirate le somme quadrino.
Non è questo il caso di “Predestination”, film australiano tratto dal racconto di Robert A. Heinlein. I registi Michael e Peter Spierig, sono due gemelli, sono riusciti a portare su schermo un racconto breve senza bisogno di dilatare i tempi o di aggiunte inutili. A differenza di quanto ci si possa aspettare, si punta molto più sui dialoghi piuttosto che sull’azione. In pratica la prima metà di film è un dialogo tra i due protagonisti. Tutto ciò va a beneficio dei personaggi, caratterizzati ottimamente grazie tanto alla sceneggiatura quanto alle grandi interpretazioni del cast, su cui spicca la semisconosciuta attrice australiana Sarah Snook, premiata giustamente in patria con il massimo riconoscimento nazionale per la sua grande prova.
L’azione è quasi inesistente, il ritmo non è frenetico e buona parte del film è statica. Eppure queste non sono critiche, lo spettatore è rapito dalle immagini e dai dialoghi e l’ora e quaranta di questa piccola grande opera scivola via che è un piacere. La storia è imprevedibile e i tanti colpi di scena sono coerenti alla logica del racconto. Merito del soggetto di partenza e dell’ottima trasposizione in fase di scrittura.
Ottimo il reparto tecnico. La regia è ispirata e ci sono molti spunti creativi, senza mai togliere comunque importanza all’azione su schermo. Palpabile l’equilibrio tra forma e sostanza. Ottime anche la fotografia e la scenografia, con l’accurata ricostruzione di quattro differenti periodi (si spazia dagli anni ’40 agli ’80).
Difficile trovare aspetti negativi a questo “Predestination”. Abbiamo un film fantascientifico che, svelate le premesse, si spoglia dei suoi elementi irreali per parlare di noi, degli esseri umani. Del perché esistiamo e dello scopo del singolo individuo. Ci si pongono delle domande, abbiamo sempre una scelta? O siamo già “predestinati”?
In conclusione, abbiamo un’ottima storia di intrattenimento che non ha paura di osare, spingendosi quanto più in là possibile senza sconfinare nell’incoerenza. Alla fine il cerchio si chiude e tutto funziona. A tutto questo non si disdegna una profondità sia nella psicologia dei personaggi che nei temi trattati.
“Predestination” è un gran film che merita di essere visto. Un ibrido tra “Fight Club” e “Looper”, probabilmente anche più riuscito. Forse è ancora presto per dirlo, ma la sensazione è quella di aver visto un capolavoro destinato a diventare cult. Verrà ricordato negli anni.