Piranha 3D: la recensione di Gabriele Ferrari

Piranha 3D: la recensione di Gabriele Ferrari

Horror psicologici. Horror-thriller. Horror fantascientifici. È da qualche anno, ormai, che il genere cinematografico più basilare e viscerale ha conosciuto un’esplosione e una fioritura di sottogeneri, influenze, ispirazioni che l’hanno fatto crescere, sì, e accettare dalla critica, ma l’hanno anche imbastardito e, spesso, privato dello spirito divertente e divertito che lo rese grande. Ecco perché, ogni tanto, assistere allo spettacolo di un film dell’orrore senza compromessi è confortante. È vero, Piranha 3D non nasce da un’idea originale ma è la reinvenzione di una vecchia pellicola del 1978 (firmata Joe Dante, “quello di Gremlins“); ciò non impedisce al regista Alexandre Aja – il suo Alta tensione è un piccolo culto – di modernizzare i cliché del cinema dell’orrore-con-creature-fameliche, così da scongiurare l’effetto nostalgia e quel senso di già visto che spesso caratterizza i remake. E così, tra stelline del porno divorate dai piranha, camei eccellenti (Christopher Lloyd che fa uno scienziato pazzo, tanto per cambiare), una mamma moderna e intraprendente per protagonista e la solita gioventù bruciata a fare da contorno, Piranha 3D mette in scena un massacro in pieno stile slasher, senza risparmiare su sangue, interiora ed efferatezze creative. Tutto sommato, un film che fa il suo mestiere, e lo fa molto bene.

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Mi piace
Violenza estrema miscelata ad altrettanto estrema ironia. Per questo funzionavano gli horror trent’anni fa, per questo anche Piranha 3D convince.

Non mi piace
La formula è vecchia e non aggiunge nulla al genere. Anche la storia rasenta il ridicolo. Probabilmente non se ne accorgerà nessuno.

Consigliato a chi
Come si dice di solito: «A chi ama il genere». Se vi interessa l’ultraviolenza autoironica non cambiate canale.

Voto: 3/5

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