Pinocchio di Guillermo del Toro: la recensione di Mauro Lanari

Pinocchio di Guillermo del Toro: la recensione di Mauro Lanari

Perché del Toro è ossessionato dall’effetto traumatico ch’i totalitarismi storici hanno avuto sull’infanzia? Sottolineo: i totalitarismi storici e non quelli attuali. Chi se ne frega? Perché è così incapace d’allargare il proprio discorso com’il don Milani de “L’obbedienza non è più una virtù” (1965)? Perché, volendo condannare l’obbedienza cieca e acritica da burattini, parassita Collodi invece d’inventarsi una storia originale tutta sua? Sfrutta il brand? “Legnoso” (Valerio Sammarco).
“I cannot pontificate about it, but by the time I’m done, I will have done one movie, and it’s all the movies I want. ‘Hellboy’ is as personal to me as ‘Pan’s Labyrinth’. They’re tonally different, and yes, of course you can like one more than the other—the other one may seem banal or whatever it is that you don’t like. But it really is part of the same movie. You make one movie. Hitchcock did one movie, all his life” (del Toro, “Twitch Film”, 15 gennaio 2013: https://web.archive.org/web/20130118030442/http://twitchfilm.com/2013/01/gorbers-epic-guillermo-del-toro-interview-part-2-on-producing-and-building-a-canon-of-work.html). Il problema è tutto qui: sono abituato bene, con autori, artisti, studiosi che percorrono un tragitto intellettual’e pubblicano solo se e quando hanno qualcosa di nuovo o diverso da dire. Non spreco tempo a sentirmi ripetere sempre la stessa solfa seppur magari in forme o stili cambiati e modificati.

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