Se la commedia all’italiana si è sempre distinta per essere uno specchio deformante dei vizi del cittadino medio, per misurarne lo stato di salute non c’è niente di meglio dei film che prendono direttamente spunto dalla cronaca contemporanea del paese. Nessuno mi può giudicare in questo senso rispetta le dinamiche produttive e l’approccio farsesco degli instant movie natalizi di De Laurentiis, e partendo dagli scandali politici legati alle escort, sancisce l’acquisizione nell’immaginario popolare della figura dell’accompagnatrice di lusso. In realtà il termine escort qui viene usato nella sua accezione meno nobile (e oggi più diffusa): si tratta semplicemente di prostitute, che più che accompagnare vanno a casa dei clienti.
La protagonista, interpretata da Paola Cortellesi, è una signora dell’alta borghesia romana che, ritrovatasi improvvisamente vedova e piena di debiti, per sbarcare il lunario decide di darsi al mestiere più vecchio del mondo. Per farlo si trasferisce in un quartiere di periferia dove, come per magia, dimentica i pregiudizi classisti del suo passato, e diventa una progressista modello, innamorandosi pure dello squattrinato gestore di un call center (Raoul Bova).
Uomini di mezza età in costumino di pelle che vogliono essere frustati, portieri di condominio razzisti ma in fondo simpatici (Rocco Papaleo), bambini sensibili che preferiscono guardare le stelle invece della TV, vamp siliconate che teorizzano la prevedibilità del maschio (“l’uomo di destra vuole sentirsi divertente, l’uomo di sinistra vuole sentirsi intelligente”): le trovate su cui campa il film sono di questo tenore. Per di più la posizione degli autori sulla prostituzione è piuttosto ambigua: a tratti sembra iper-progressista, a tratti iper-conservatrice, secondo il formidabile cerchiobottismo di matrice televisiva che ormai è colato ovunque. Di fronte a questo tipo di materiale cosa deve dire un critico? Magari che la Cortellesi e Papaleo sono bravi, e meriterebbero altri copioni.
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Mi piace
Paola Cortellesi e Rocco Papaleo sono due commedianti di classe e riescono a tirare fuori il meglio anche da una sceneggiatura piuttosto povera. E il cammeo surreale di Fausto Leali è molto divertente.
Non mi piace
Il tentativo di fare satira sociale attraverso gag vecchie come la ruota e facili volgarità.
Consigliato a chi
Se cercate un’ora e mezza di relax senza pretese, accompagnate da nomi noti e facce simpatiche, riuscirete quasi a divertirvi.
Voto: 2/5
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