Napoleon. Il francese che (non) piace ai francesi. La recensione del film di Ridley Scott con Joaquin Phoenix.

In arrivo nei cinema italiani dal 23 novembre, l'ultimo lavoro tanto inseguito da Ridley Scott (Alien, Blade Runner) vede come mattatore assoluto Joaquin Phoenix nei panni dell'iconico condottiero.

Napoleon. Il francese che (non) piace ai francesi. La recensione del film di Ridley Scott con Joaquin Phoenix.

In arrivo nei cinema italiani dal 23 novembre, l'ultimo lavoro tanto inseguito da Ridley Scott (Alien, Blade Runner) vede come mattatore assoluto Joaquin Phoenix nei panni dell'iconico condottiero.

napoleon recensione
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PANORAMICA
Regia
Sceneggiatura
Interpretazioni
Fotografia
Montaggio
Colonna sonora

Abbandonata la via del blockbuster con l’ultimo tentativo di ravvivare il suo franchise più longevo con Alien Covenant, Ridley Scott intraprende una decisiva svolta nel suo percorso artistico, sempre nel 2017, con il travagliato Tutti i Soldi del Mondo.

Caso Kevin Spacey a parte, il film con Mark Wahlberg e Michelle Williams riprende un noto fatto di cronaca nera e lo porta in scena con una china mortifera, di un apatico grigio dominante, servendosi dei codici narrativi del racconto popolare, per non dire soap operistico. La rappresentazione risulta quindi volutamente stereotipata e sopra le righe, specialmente in ambito recitativo, proprio per deridere modelli ricorrenti nella trasposizione di eventi reali sul grande schermo.

Tale processo prosegue con le sue opere successive: con The Last Duel si recupera l’espediente del triplice punto di vista, tanto caro ad Akira Kurosawa, ma ancor di più con il recente House of Gucci è lampante tale cambio di direzione. La vicenda viene storpiata in uno spettacolo all’insegna del grottesco e del camp, sfuggendo dai convenzionali schemi del genere biopic. L’intento di Scott consiste nel dichiarare a gran voce quanto la rappresentazione cinematografico del parossismo del quotidiano non possa rifugiarsi in una facile normalizzazione dello stesso, bensì sfidare il buon gusto e la sospensione dell’incredulità spettatoriale.

Napoleon è l’ultimo tassello di questa ultima fase della filmografia di Scott, ma anche il più complesso. Il materiale di partenza si presta meno alla ridicolizzazione rispetto al precedente lungometraggio del regista, dovendo invece ridipingere una personalità ben stigmatizzata nell’immaginario collettivo, esaltata in lungo e in largo per l’eroismo e la straordinarietà delle proprie imprese. Inoltre era da decenni caldeggiato un adattamento di tale figura (sarebbe dovuto essere uno degli ultimi lavori di Stanley Kubrick), sottolineando quasi un’esigenza contemporanea di rileggere l’uomo dietro l’egemone.

Scott decide quindi di spostare il focus del film sul privato, incentrandosi sul rapporto con la moglie Giuseppina (Vanessa Kirby). Il Napoleone di Joaquin Phoenix è un omuncolo tormentato da una sete di potere contrastata da un invasivo complesso di inferiorità, che sfoga nel relazionarsi con l’unica persona che gli sia stato accanto lungo tutto il corso della sua vita. Emerge perciò il suo lato più infantile e grottesco, che l’interprete di Joker esplicita perfettamente.

Napoleone diventa un archetipo di insicurezza in cerca di compensazione che troppo guarda a numerosi esempi nel presente, nelle sue uscite fuori luogo che intaccano l’aura quasi divina che le innumerevoli rappresentazioni pittoriche e non gli hanno conferito. Scott le utilizza come esoscheletri, richiamandone l’impostazione, per poi inserirne un elemento di ridicolo, svelando la dietrologia dietro l’immagine statica a causa della limitazione del medium in questione.

Ad intervallarsi alle manfrine di corte, che si susseguono come episodi di una telenovela, vi sono mastodontiche sequenze di scontri bellici, che pure in questo caso distorcono la veridicità dei fatti, con l’obiettivo di prendere in giro i drammi epici che puntualmente occupano di continuo gli schermi, piccoli e grandi, dimostrandosi un filone non ancora in via d’estinzione.

Napoleon è quindi un affresco decadente, ennesimo oggetto di studio con il quale Ridley Scott può riflettere e analizzare le dinamiche della narrativa popolare passata e odierna, portandoli alla loro estrema manifestazione. Se il soggetto di partenza si dimostra un terreno meno adatto a questo tipo di operazione, portando a una rivisitazione del condottiero francese a tratti eccessivamente caricaturale, al tempo stesso è il primo dei suoi recenti lungometraggi a fare i conti con una mitologia instaurata, per poi metterla in discussione e alla berlina.

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Foto: MovieStills

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