Si torna al classico appuntamento con la recensione del film più atteso del weekend italiano, questo sabato il film scelto, non poteva essere altrimenti, è Men in Black 3, terzo capitolo di una di quelle saghe che unisce la commedia alla fantascienza pura senza sforare mai nel ridicolo.
Tornano i cosiddetti uomini in nero creati da Barry Sonnenfeld nel lontano 1997 con un enorme successo di pubblico e perchè no anche di critica, il film riuscì a mettere d’accordo i due rami senza troppi fronzoli, una ventata di freschezza che sviluppò nel 2002 un secondo capitolo non privo però di cattive critiche.
Il cast e la regia non son mutati, Will Smith e Tommy Lee Jones insieme sotto la direzione di Barry Sonnenfeld e questo è un vero miracolo per una saga di ben 15 anni, un sodalizio, però che alla vigilia di questo ultimo capitolo non ha brillato per tranquillità.
In molti infatti non sanno che la produzione di Men in Black 3 per lunghi tratti ha subito pause dovute a litigi qualvolta molto aspri tra regista e Will Smith o addirittura tra Tommy Lee Jones e sceneggiatori con la conseguente riscrittura dello script in più occasioni.
Il problema più grave di una sceneggiatura troppe volte riscritta è l’enorme confusione che viene a crearsi tra chi deve dirigere e chi deve interpretare in special modo quando gli interpreti hanno troppa voce in capitolo.
Il risultato finale a fortuna della Sony è stato, però supportato da una storia che aveva delle fondamenta solide e che nonostante molte banalità sembra aver funzionato così come successo per il primo capitolo e un pò meno per il secondo.
Un grosso bravo per questo va dato al regista Sonnenfeld che ha saputo tenere sulla giusta rotta una barca che sin dall’inizio ha rischiato di andar a sbattere pesantemente sugli Iceberg messi dall’interno sul proprio tragitto.
Passata per più mani la sceneggiatura ha ben sfruttato le origini dell’amicizia tra l’agente K (Tommy Lee Jones) e l’agente J (Will Smith) , riuscendo in un finale (che non vi svelo chiaramente) di forte impatto sentimentale che soltanto chi ha seguito la saga sino ad ora potrà apprezzare a fondo.
Siccome la trama gode di un salto nel passato è davvero impossibile non descrivere il lavoro fatto dai tecnici per ricreare il 1969 visto dal punto di vista dei Men in Black, molti sono stati i punti dove la produzione sembra aver calcato la mano, ma di sicuro la scena di un Andy Wharol sembra essere quella più divertente a discapito della realisticità.
Difficile per i nostalgici inoltre non ricordare lo storico lancio dell’Apollo 11 o ancora più nel dettaglio la ruota panoramica del luna park di Coney Island, questi però risultano essere insieme all’odio raziale verso gli uomini di colore gli unici segni distinguibili di un salto nel passato cinematografico che avrebbe dovuto essere molto più dettagliato.
Passiamo ora al cast che ha visto la riconferma delle due star principali (Will Smith e Tommy Lee Jones) insieme a nuovi protagonisti come Josh Brolin e Emma Thompson per non parlare del villain di turno interpretato da Jemaine Clement.
Il vero mattatore chiaramente non poteva non essere Will Smith ed il suo indistinguibile humour, dopo interpretazioni molto più seriose come “La Ricerca della Felicità” o “Sette Anime” o ancora “Io Sono Leggenda”, il buon Will torna alle origini interpretando alla grande un personaggio che sembra stargli molto a cuore, l’eroe mattacchione.
Da Willy il Principe di Bel Air a Hancock la sua grande comicità non ha fatto altro che attraversare milioni di fan senza mai trovare persone a cui non piacesse il suo fascino, il ritorno a questo tipo di interpretazioni è stato quindi un vero successo.
In questo terzo capitolo è stato di gran lunga ridimensionato lo spazio di Tommy Lee Jones rispetto ai capitoli precedenti, la sua età purtroppo inizia a pesare e ruoli action così non sembrano più adatti alle sue caratteristiche, la produzione lo sapeva è a mio parere ha fatto benissimo a sfumare la sua presenza con classe.
Un bravissimo Josh Brolin è riuscito alla grande ad interpretare l’agente K (Tommy Lee Jones) da giovane; smorfie, atteggiamenti e modi di parlare sono stati studiati in ogni piccolo dettaglio, la forte somiglianza poi ha fatto il resto riuscendo a non far storcere il naso come di solito capita in altri film dove si salta nel passato e si ritrova personaggi chiave in età diversa.
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Quando si parla di eroi in un film diventa doveroso descrivere anche il villain di turno, in Men in Black 3 ad interpretarlo è stato Jemaine Clement che a dover di cronaca era al suo vero primo ruolo in un blockbuster di queste dimensioni.
L’alieno che Jemaine ha dovuto interpretare ha regalato all’attore un modo per rischiare poco, occhi sempre coperti, forte make up e voce bella modificata, insomma con il CGI che ha modificato per larghi tratti il suo corpo avrebbe potuto interpretarlo chiunque, quindi Jemaine rimandato a prossima recensione.
Dopo sceneggiatura, regia e cast si passa alla descrizione degli effetti speciali che in un film di fantascienza diventano letteralmente l’aspetto chiave della riuscita del film, grazie ad un budget colossale (225/250 milioni dollari) Men in Black 3 ha goduto di un uso del CGI veramente spettacolare.
Alieni, esplosioni, viaggi temporali, assedi aerospaziali e soprattutto lancio dell’Apollo 11 sono sembrati esser realizzati con talento di prima classe, ciò che a mio parere è sembrato superfluo è quell’uso sconsiderato del 3D che oramai ad Hollywood ha preso una piaga spaventosa.
Avendo scelto la visione della versione 2D posso tranquillamente asserire che grazie all’ottimo lavoro dei tecnici degli effetti visivi con la computer grafica, la conversione in 3D sarebbe potuta anche essere eliminata con conseguenze sul tempo di lavorazione e sui costi molto favorevoli.
In conclusione posso tranquillamente consigliare la visione di Men in Black 3 in larga scala con un occhio particolare a coloro che hanno ancora bene in mente i primi due capitoli.
Il target favorito per Men in Black 3 sembra come al solito essere la famiglia anche se ragazzi tra i 18 e i 35 risulterebbero essere i gli obiettivi principali della produzione, a mio parere comunque il solo vedere Will Smith prendere in giro alieni ultra pericolosi rende tutto il prezzo del biglietto.
Frenck Coppola
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