Mad Max: Fury Road: la recensione di ale5b

Mad Max: Fury Road: la recensione di ale5b

Di fronte a cosi tanta meraviglia c’è solo da restare a bocca aperta. Mad Max è un concentrato esplosivo di adrenalina pura e di raffinata eleganza, una parentesi pirotecnica spettacolare, profonda e famelica. Se il Miller di più 30 anni fa aveva dato vita ad un cult cinematografico, quello di oggi è già prossimo alla leggenda. Allacciate le cinture e salite a bordo! La Fury Road si sta scaldando.

Le spalle sono già larghe prima di partire, frutto di una trilogia che è diventata un genere a sè. Passano decenni, migliorano le tecnologie e piovono soldi (si parla di un budget superiore ai 100 milioni), ma il sapore di polvere, follia e sopravvivenza è sempre il solito. Subito in quarta, non c’è tempo per le spiegazioni. Il ritmo è forsennato, le scene si susseguono proiettandoci completamente all’interno e facendoci brillare gli occhi ad ogni inquadratura. C’è gioia per tutto, soprattutto per l’orecchio che lentamente si innamora di una colonna sonora imperiosa e trascinante. Max è poesia in movimento, funambolico e ipnotico, solo per un attimo costretto a lasciare il ruolo di catalizzatore di fronte ad una scenografia pomposa,che più che cosi pomposa non si può. L’idea post-apocalittica di Miller è tanto semplice quanto stravolgente: dittatori, deserti, caos e furia. Un ordine sociale tirannico, la civiltà tenuta per la gola arida. Eserciti di uomini albini assetati del (poco) sangue umano.
Max (Matt Hardy) ne è una “sacca” preziosa, un donatore universale che ne fa una preda ambitissima. E uno dei due ribelli in cerca di ordine e redenzione. Un passato tragico per la scomparsa della moglie e della figlia, la soglia della pazzia ad un passo.
L’altra è Furiosa (Charlize Theron), imperatrice al soldo di Immortal Joe (Hugh Keays-Byrne, già antagonista nell’originale del 1979), decisa a scrollarsi di dosso il passato per cercare una sopravvivenza nella sua vecchia terra natia.
Due situazioni che gettano benzina su un mondo già di per sé rovente. La detonazione che ne deriva scatena un inferno di fuoco, motori, battaglie e delirio. Ma davanti a tutta questa prosopopea, dove il digitale colorato e pulito va a braccetto con costumi e make up dando vita a personaggi del quale è impossibile non innamorarsi, c’è anche un’anima?

Molto di più. Non siamo nemmeno a metà film che siamo ormai sicuri che George Miller è un pazzo visionario fuori di testa. Mad Max ruggisce come un leone sparandoci addosso un cuore intenso fatti di una corsa alla sopravvivenza senza precedenti. Le battute si contano sulle dita di due mani, eppure sguardi, fotogrammi e quei pochi secondi per pensare a cosa fare dicono più di quanto devono. Per una volta è l’azione pura a scandire la storia, quando la pellicola rallenta restiamo senza fiato per la fame. Basta pigiare ancora sull’acceleratore per ripartire da capo, seguendo in prima fila l’evolversi degli eventi, sperando che questo spettacolo non finisca mai. La tensione emerge sovrana, i sentimenti vorticano tra speranza, rabbia e sconforto mescolandosi tra loro di secondo in secondo. Si palpita, si esulta, si piange. Banale, ma è il coinvolgimento il vero indice di gradimento di un film. E Mad Max su questo punto non ha rivali.
Il resto non è secondario a niente. Hardy e Theron, versione belli e dannati, sono l’alchimia perfetta dei loro personaggi. Carisma, trasporto e forza sono le caratteristiche fondamentali di leader oscuri e trascinanti. Una coppia talmente ben assortita da risultare l’ennesima vittoria di questo capolavoro cinematografico.

Perché di capolavoro si può parlare. Perfezionare un pilot innalzandolo ad un tale livello è un lavoro prestigioso. Miller riparte senza riscrivere, riscrive senza intaccare, intacca solo per migliorare. Lo fa in maniera assolutamente naturale, senza farcire mai la scena di eccessi inutili. Il dinamismo espresso, il caos e i ritmi talmente esagerati da renderlo un primatista, sono misurati al millimetro, eppure donano alla pellicola quell’abito aggressivo che calza a pennello. Un prodigio.

Mad Max – Fury Road è una bellezza rara. Affonda le fauci sullo spettatore inghiottendolo in un viaggio extra sensoriale per poi rilasciarlo a malincuore. Resta la polvere addosso, il rombo dei motori nelle orecchie e un istinto di sopravvivenza urlato a gran voce. Chapeau.

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