GRANDE RITORNO ALLA TERRA DI MEZZO
Molto tempo è passato da quel fatidico 2003, anno in cui si chiuse la trilogia fantasy più famosa di sempre…Peter Jackson è diventato una specie di “Re Mida” ad Hollywood mentre attori come Viggo Mortensen e Orlando Bloom hanno visto le loro carriere decollare. La memoria del “Signore degli Anelli” è stata tenuta in vita grazie a svariati videogiochi e ad un rinnovato interesse verso il genere fantastico che in questi anni ha anche dato luogo a numerosi film che, inutilmente, tentavano di competere col fascino della trilogia capolavoro di Jackson. E oggi, nel 2012, la “febbre da Terra di Mezzo” trova nuova linfa grazie a “Lo Hobbit-Un viaggio inaspettato”, nuovo adattamento cinematografico della sterminata opera di Tolkien. In cabina di regia nuovamente Peter Jackson, dopo il forfait di Guillermo Del Toro, che ci guida stavolta alla scoperta della famosa avventura di Bilbo Baggins, di cui molte volte s’è accennato nei film precedenti. Il film è il primo di una nuova trilogia di cui però la genesi è poco chiara: si è, infatti, sempre parlato di un dittico tratto dal libro omonimo (che peraltro è ben più corto del “Signore degli Anelli”) poi d’improvviso arriva l’annuncio di una trilogia: esigenza artistica o mero tentativo di spremere fino all’osso questa nuova gallina dalle uova d’oro? Solo il tempo darà la risposta.
Ma torniamo al film: la pellicola si presenta come un’avventura emozionante e divertente, assolutamente non confrontabile con le atmosfere della precedente trilogia; qui, infatti, si respira un’aria più leggera e “fantastica” che forse si adatta maggiormente anche alla visione da parte degli spettatori più giovani. Si assiste ad un’ottima performance dell’intero cast: Martin Freeman è perfetto nei panni di Bilbo mentre Richard Armitage e l’intero gruppo dei nani divertono e coinvolgono. Ian Mc Kellen è al solito straordinario ed è uno dei protagonisti della scena più bella del film (a livello attoriale), ovvero quella che mette faccia a faccia Mc Kellen, Hugo Weaving, Cate Blanchett e il grande Christopher Lee.
Le musiche di Howard Shore e la fotografia di Andrew Lesnie sono perfette mentre si nota un uso maggiore di trucchi digitali, in particolare nelle scene che coinvolgono gli orchi; forse, da questo punto di vista, sarebbe stato più gradito l’utilizzo di costumi e make-up come già nel “Signore degli Anelli”. La regia è notevole e Jackson dimostra tutta la sua abilità di regista nella costruzione delle belle scene d’azione…la parte iniziale del film, che molti giudicano lenta e troppo riflessiva, si fa invece apprezzare per le belle prove attoriali e la costruzione, lenta ed efficace, delle aspettative su cui poi si basa l’intera vicenda. La sceneggiatura è volutamente meno contorta rispetto ai film precedenti ma ha il merito di non risultare banale ma anzi di aumentare il senso di coinvolgimento dello spettatore e si fa apprezzare per la scelta di ampliare la storia originale del libro con frammenti ed episodi dalle “Appendici” o da altri scritti di Tolkien.
In conclusione, “Lo Hobbit” è un ottimo fantasy, consigliato a chi ama le storie di Tolkien ma più in generale anche a chi non è un fan sfegatato dei libri. Dispiace, però, che il film vada incontro ad un triste destino: la pellicola, infatti, è condannata al confronto con la trilogia precedente e lo saranno anche i prossimi episodi…perché, per una volta, non si lascia da parte questa smania di confronto e non si giudica la questione con occhio diverso? “Lo Hobbit” non è “Il Signore degli Anelli”, non ha alcuna intenzione di competere con esso e di sicuro non porta con sé la carica innovatrice del predecessore. Si rivela, anzi, un ottimo prequel che mira a raccontare una storia che sarà poi alla base delle future avventure…anche se, la base vera e propria, vien gettata in una scena “minore” dove Bilbo incontra una strana creatura che ripete ossessivamente una parola: “tesoro”. Si attendono con fiducia i due sequel.