Lincoln: la recensione di luca ceccotti

Lincoln: la recensione di luca ceccotti

Ad un anno esatto da War Horse, Steven Spielberg torna al cinema con il suo nuovo lungometraggio, Lincoln, biopic incentrato sulla figura del presidente americano che abolì la schiavitù. Ricordiamolo ancora: dopo War Horse. Infatti, nonostante la precedente pellicola avesse insito in sé tutto il talento registico spielberghiano, non eccelleva come altri suoi capolavri, motivo questo che portò fan ed estimatori a parlare di uno Spielberg tornato in modo affannato in sala. Cosa pensare ora? Che dopo aver ripreso fiato, uno dei registi più apprezzati della storia del cinema sia tornato in perfetta forma, regalandoci un film che eccelle sotto molti punti di vista.

Innanzitutto, parlare di Lincoln come semplice pellicola biografica risulterebbe riduttivo. Il film, infatti, più che concentrarsi sulla vita del 16esimo presidente degli stati uniti d’America, tratta in modo sorprendentemente poco retorico i drammi e le lotte interiori di Lincoln nel momento di una delle scelte più importanti della storia americana: l’abolizione della schiavitù. Basato sul libro “Team of Rivals: The Political Genius of Abraham Lincoln” di Doris Kearns Goodwin, il nuovo film di Spielberg è incentrato sugli ultimi anni di presidenza del “cilindrico” Abramo, soffermandosi prepotentemente sulla lotta politica, morale ed etica contro il razzismo e la schiavitù.
Un film che vuole portare lo spettatore ad un riflessione ponderata sull’importanza dell’uguaglianza, sul come negli anni precedenti ci si sia battuti strenuamente, a costo di vite umane, per liberare gradualmente il mondo dalla schiavitù e dal razzismo, anche se ancora oggi questo “muro” risulta in parte invalicabile per alcuni. Un film intelligente ed emozionante, Lincoln, che mostra tramite l’ottima sceneggiatura (Tony Kushner candidato all’Oscar) tutti i dubbi e le incertezza che colpirono gli organi politici americani in quegli anni.

Incorniciato da ambientazioni rese suggestive dall’eccellente fotografia, Lincoln si presenta in sala come uno dei migliori biopic degli ultimi anni. Steven Spielberg firma una regia superlativa, soprattutto se si pensa che buona parte del film è girata in interni, ma con sequenza ben congeniate e che si prendono il loro tempo per arrivare allo spettatore.
Il cast di contorno è di prima scelta: partendo da un mai così bravo Tommy Lee Jones nei panni di un repubblicano deciso a tutti i costi a far passate il XIII Emendamento della costituzione americana (memorabili i suoi interventi al congresso), passando a Sally Field nei panni della First lady fino a David Strathairn come capo del gabinetto di Lincoln. Difficile, comunque, trovare qui un solo attore non degno di nota. Ovviamente, primo fra tutti un sempre eccezionale Daniel Day-Lewis nelle vesti di Abraham Lincoln. La sua trasposizione cinematografica del citato presidente è unica: la camminata lenta e gobba, l’espressività, il modo di gesticolare, la pacatezza dei suoi interventi. Questo perché Lewis è unico nel suo genere, capace di distruggersi come attore e rinascere come il personaggio che interpreta. Dopo Il Petroliere questa di Lincoln risulta essere la sua migliore interpretazione.

Al di là del senso di patriottismo americano, degli insegnamenti che vuole dare, della demagogia seppur spicciola e al di là di tutto, Lincoln è un film eccezionale, un vero capolavoro del genere e sui generis che vi coinvolgerà per tutta la sua durata, fino ad un finale purtroppo un po’ tirato, ma efficace. Una pellicola che merita di essere vista e che tutti meritiamo di vedere.
Ottimo lavoro Spielberg.

Voto: 9/10

Luca Ceccotti.

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