Il matrimonio che vorrei: la recensione di Matelda Giachi

Il matrimonio che vorrei: la recensione di Matelda Giachi

Kay (Meryl Streep) è una donna dai capelli biondi e curati e tutta motivi floreali, che si presentano prepotentemente sulle tende, sui vestiti e le valige e, non contenti, anche sulla lampada del comodino.
Arnold (Tommy Lee Jones) è un signore con occhiali e panciotto importante, talmente burbero e brontolone da risultare quasi un incrocio tra un autistico e un uomo delle caverne.
Sono sposati da 31 anni, dormono in stanze separate e per l’anniversario si regalano lo scaldabagno e l’abbonamento alla tv via cavo. Veri romanticoni.
Le giornate sono inesorabilmente identiche tra loro: cominciano con lei che prepara la colazione, uovo al tegamino e pancetta, e terminano con lui che si addormenta sulla poltrona davanti al canale del golf. Non si fanno eccezioni, nemmeno la domenica. Forse per Natale e il Ringraziamento, il regista non ce lo dice.[E’ a questo punto che le coppie neo-sposate o in procinto di matrimonio avranno un attacco di panico] Questo finché Kay non decide di voler indietro il suo matrimonio, investendo tutti i suoi risparmi in una settimana di terapia intensiva di coppia nel Maine, dal magico Dottor Feld (Steve Carrel).

Film carino,semplice e ben costruito. Privo della cervelloticità di Inception o degli effetti speciali di Avatar, fa leva esclusivamente sulla bravura dei suoi interpreti.
Elogiare la superiorità di Meryl Streep trovo sia ormai quasi scontato. Lei può tutto e questo film ne è solo l’ennesima prova. Va detto invece che Tommy Lee Jones e Steve Carrel non si fanno minimamente mettere in ombra, anzi brillano ciascuno di luce propria. Anche loro promossi a pieni voti, con tanto di lode e bacio accademico.
Soprattutto un film equilibrato, che tratta un tema difficile ma molto comune, senza pendere né da un lato né da un altro, mettendo in risalto meriti e colpe tanto dell’uomo quanto della donna.
La morale è facilmente intuibile: mai smettere di comunicare. Trent’anni di piccole cose non dette finiscono per renderti uno sconosciuto per chi ti è più vicino. Banale? Sicuri?

Il trailer suggerisce un film comico; non lo è. Il dottor Feld segue la coppia nell’affrontare il problema della reciproca riscoperta,con lentezza, attenzione e serietà e la narrazione si adatta a tale ritmo. Quel tocco di ironia che si viene ad aggiungere, ha il duplice scopo di alleggerire i toni e di suggerire che anche le situazioni più complesse, a volte, possono condurre ad una risata.
“Quant’è che non fate sesso?”
Lui: “Mah… Non ricordo.”
Lei: “Nostro figlio se ne era appena andato di casa, era settembre…”

Brusco il finale rispetto a tutto il resto del film.
L’epilogo melenso che accompagna i titoli di coda decisamente superfluo.
La qui improvvisata critica cinematografica odiosamente pignola. Cosa vorrà, un lucano? ;)

© RIPRODUZIONE RISERVATA
shortcode