Hunger Games: la recensione di paulinho

Hunger Games: la recensione di paulinho

Ieri sera, appena tornato dal cinema avevo l’intenzione di scrivere una recensione di “Hunger Games”. Purtroppo mi sono subito reso conto che non era poi così semplice recensire quello che può sembrare, a prima vista, un semplice teen-movie.
Ci sono moltissimi fattori nascosti dietro questo film. Tralasciando quelli ovvi come l’amicizia e l’amore, il film trasmette alla nuova generazione un messaggio molto importante, cioé quello di non lasciarsi ingannare da un governo corrotto, cosa purtroppo molto attuale. Ad esempio, ho trovato molto significativa la scena della mietitura, nella quale il governo mostra quanto siano giuste le sue scelte e nello specifico gli Hunger Games, attraverso un vero e proprio filmato di propaganda, che rimanda senza dubbio all’Istituto Luce, potente strumento di propaganda del regime fascista.
In un futuro non precisato, l’America ha cessato di esistere ed è sorto Panem, divisa in tredici distretti (in realtà dodici dato che il tredicesimo è stato distrutto). Ogni anno, come punizione per essersi ribellati al potere di Capitol (la capitale di Panem), ogni distretto deve scegliere, con una lotteria, un ragazzo e una ragazza di età compresa tra i dodici e i diciotto anni per disputare gli Hunger Games, un evento nel quale i partecipanti, o meglio “tributi”, devono combattere tra di loro in un’arena fino a quando un solo ragazzo sopravviverà.
Katniss Everdeen (Jennifer Lawrence), una sedicenne del dodicesimo Distretto, per salvare la sorella, si offre volontaria al suo posto per la 74ª edizione; insieme a lei, viene scelto Peeta Mellark (Josh Hutcherson).
Il film vede come protagonista Jennifer Lawrence, attrice che in pochi anni si è affermata ed è riuscita a farsi amare sia dal pubblico che, e soprattutto, dalla critica internazionale. La carriera di Jennifer ha raggiunto il culmine con la nomination all’Oscar come miglior attrice protagonista per “Un Gelido Inverno” di Debra Granik, miglior film al Festival di Torino 2010. Oltre al già citato Josh Hutcherson, il film vanta un cast all-star che spazia da Elizabeth Banks a Stanley Tucci, con la straordinaria partecipazione di Lenny Kravitz.
Il regista (Gary Ross) dirige perfettamente tutta la prima parte del film (quella “politica”), ma sfortunatamente non è così per le molte scene d’azione che affollano la seconda. Infatti molte di queste, in particolare la scena d’apertura dei “giochi”, risultano addirittura fastidiose a causa dei veloci e, quasi, scattanti movimenti della telecamera che rende difficile capire ciò che sta accadendo. Per esempio, non si riesce a capire chi sono i primi “caduti”.
Merita un applauso lo sceneggiatore (Gary Ross, aiutato dalla scrittrice del libro Suzanne Collins) che ha saputo rendere comprensibile una trama abbastanza articolata anche a chi, come me, non ha letto il libro.
Insomma, “Hunger Games” non è solo il primo pilastro di una futura trilogia fantasy, ma è anche una splendida opportunità per riflettere sulla società passata e presente, e di quel che ne vogliamo fare nel futuro.

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