Recensione apparsa anche sul mio blog proprio ieri, la propongo anche pe ril concorso!
HUNGER GAMES: Che la fortuna sia sempre con film del genere!
Un futuro dispotico di non precisata epoca, un aristocrazia surreale e parruccona, povertà,buoni sentimenti e un reality show spietato: questo è “Hunger Games” il film campione di incassi che si prepara, a detta di molti, a prendere il posto di Harry Potter e Twilight..oramai in via di chiusura. E meno male!
E’ fin troppo facile accostare “i giochi della fame” a queste precedenti saghe. C’è un certo successo editoriale alle spalle che può già avvalersi dell’appellativo di “fenomeno”, c’è il target giovanile della fascia adolescenziale e c’è quella fetta di fan scalmanati che come da prassi accompagna questi franchise. Il film,tratto dai romanzi di Suzanne Collins, si avvale di diversi pregi e caratteristiche peculiari che si prendono un notevole distacco dalle saghe/fenomeno sopra citate. Vediamolo nel dettagli.
Innanzitutto il plot : la trama generale di Hunger Games tratta di ragazzi tra i 12 e i 18 anni costretti a combattere e ad uccidersi l’uno con l’altro in un reality show voluto dallo stato totalitario di Panem (dal latino “Panem et circenses”, e i riferimenti alla cultura romana non finiscono qui) per controllare e ricordare alla sventurata popolazione che nemmeno un bambino può ribellarsi al regime. Il film segue il punto di vista della coraggiosa sedicenne Katniss Everdeen, interpretata dalla candidata all’oscar Jennifer Lawrence, che si offre come partecipante volontaria alla 74esima edizione dei giochi quando la sua sorellina Primrose si trova ad essere sfortunatamente estratta. Il gioco prevede che siano prelevati tramite imparziale,o quasi, estrazione un ragazzo e una ragazza da ognuno dei 12 distretti, per un totale di 24 partecipanti. Il secondo estratto per il dodicesimo distretto è Peeta Mellark (Josh Hutcherson) panettiere innamorato un po’ sfigato e ingenuo.
Il primo tempo introduce l’arido mondo dei distretti più poveri e tutta la fase che precede l’inizio del massacro vero e proprio: lussuosi viaggi in treni a iper velocità, trainer e mentori esperti (un alticcio Woody Harrelson), stilisti matitati ( Lenny Kravitz) e interviste mondane al fine di conquistare pubblico e sponsor. Nonostante siano tutti dei possibili “dead man walking”, i 24 tributi sono costretti a dare spettacolo, convincere e divertire il pubblico perchè nel gioco è fondamentale per sopravvivere.
Si prende a piene mani da romanzi distopici famosi, c’è un po’ di tutto da Orwell,Huxley,Goldsmith ma tutto condito da una profonda e radicata critica sociale alle dinamiche dei contemporanei intrattenimenti visivi e naturalmente al gusto per la carneficina. Si perchè “Hunger Games” è anche violenza. Non solo fisica ma anche psicologica in un certo senso, quella che va a crearsi in una situazione estrema come il contesto in cui è inserita la storia. C’è il nervosismo che precede l’entrata in scena, la falsità di un ambigua storia d’amore fatta per ben volere del pubblico, le mani tese e tremanti in un contesto di paura e orrore che fa spettacolo. Il resto della brutalità è sapientemente celato da un discreto e frenetico montaggio al fine di centrare il messaggio di tutta la pellicola. Se siete in sala per vedere adolescenti che si massacrano senza pietà allora affittatevi “Battle Royale”.
Il secondo tempo da ampio spazio alla violenza e al gioco in sé, si trovano diversi momenti di tensione e d’azione niente male, oltre a momenti forti ed un ottima interazione dei personaggi. La cultura greca e romana influenza praticamente tutta l’opera, i riferimenti nei nomi e nei luoghi sono molteplici e creano un ponte di rimando al passato della nostra civiltà: infondo il Colosseo a Roma c’era per un motivo ben preciso. Il regista Gary Ross (“Pleasentville”, “Seabiscuits”) non era attivo da quasi 9 anni, e un po’ lo si nota. La maggior parte delle inquadrature iniziale viaggiano di macchina a mano e di un continuo insistere sui primissimi piani e inquadrature sporche: scelte un po’ infelici che disorientano un po’. Per fortuna a tratti ci si riprende un po’ di fermezza ma si sarebbe potuto fare di meglio, nonostante il risultato finale sia decisamente sopra la sufficenza.
Il cast è ottimo e ricco di grandi nomi e ottime interpretazione che giovano al già eccellente quadro generale: il cast giovanile se la cava alla perfezione,ben calibrato e gestito. Ovviamente spicca Jennifer Lawrence: bravissima nell’interpretare un ruolo femminile forte,determinato e responsabile. Niente da aggiungere su questa attrice: Brava Brava Brava!
Anche il cast più adulto gode di grandi nomi: Stanley Tucci , Donald Sutherland, Isabelle Furhman,Woody Harrelson.. tutti si ritagliano un loro spazio e un ruolo ben definito e interpretato.
“Hungers Games” vuole prendere le distanze dal fenomeno saga e lo fa puntando da subito a una messa in scena curata e decisa, ricercando uno stile che non racconti il solito fenomeno editoriale fatto film. Ci sono grandi temi morali e una metaforica critica a una società che vive di storie d’amore da copertina, di televoti e mai cosi finti reality che pone il film di Gary Ross decisamente una spanna sopra a Twilight e co. E finalmente aggiungerei!
Se proprio devo scrivere di una pecca allora mi rivolgo al finale: un po’ troppo raffazzonato e affrettato,forse si potevano concedere dei minuti in più e diluire meglio il tutto lasciando più suspense per un eventuale seguito (ed essendo una trilogia sappiamo che gli Hunger Games non sono finiti qua..). E come si dice a Capitol City: che la fortuna sia sempre con questa saga.
Vi piacerà se: avete letto i romanzi e amate autori come George Orwell,Huxley e la letteratura distopica. Oltre a film che trattano argomenti simili come Equilibrium , V per Vendetta e Battle Royale.
Non vi piacerà se: il vostro ideale di donna forte è Maria de Filippi e sguazzate tra “Grande Fratello” e “Uomini e donne”. Se siete alla ricerca di violenza gratuita e splatter, attori bellocci e strafighe dal colore perlaceo (un grande pregio è proprio la scelta di ragazzi NORMALI, finalmente).
Matteo Novelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA