The Hunger Games – Recensione
Con un grandissimo successo in tutto il mondo e una critica più che entusiasta è approdato finalmente anche in Italia Hunger Games, il primo film di una trilogia tratta dall’omonima opera di Suzanne Collins. Incredibile caso letterario degli ultimi anni, Best Seller sulle pagine del New York Times, Wall Street Journal e USA Today, la trasposizione sul grande schermo era inevitabile.
Naturalmente il film, anche prima di uscire, era avvolto da speranze e perplessità e da accostamenti a Twilight da parte dei fan dei libri, e non solo. Gli stili delle due scrittrici, però, sono molto differenti. E a quanto pare, anche in ambito cinematografico le cose prendono una piega diversa.
Con un plot molto intrigante, una storia di base più solida e matura di Twilight, Hunger Games promette bene e non delude.
Lo scenario in cui si collocano le avventure della nostra protagonista (una Jennifer Lawrence in stato di grazia) è collocato in un futuro non ben precisato dove il Campidoglio della nazione di Panem (una specie di America post-apocalittica, a quanto ci è dato sapere) governa spietatamente ben 12 distretti. Ogni anno, a causa di una rivolta avvenuta parecchi decenni prima, a Capitol City si svolge un evento, anzi, l’Evento chiamato Hunger Games. Due giovani tra i 12 e i 18 anni – un maschio e una femmina – vengono estratti a sorte da ogni Distretto, per poi sfidarsi all’interno di un reality le cui regole sono davvero semplici: sopravvivere in una lotta all’ultimo sangue. L’unico sopravvissuto sarà il vincitore. Katniss Everdeen, la nostra protagonista, si offre volontaria come tributo per rappresentare il suo distretto al solo scopo di salvare sua sorella più piccola, vera estratta. Finirà quindi, insieme a Peeta Mellark, catapultata in mondo dove quei pochi eletti che vivono nella Capitale sono solo fortunati ad essere nati nella parte “giusta” del paese.
La storia è molto semplice e di certo non risalta per originalità, ma gli ingredienti sono davvero stuzzicanti e affascinanti. Nelle varie arene della l’antica Roma animali e gladiatori si massacravano solo per spudorato intrattenimento mentre qui a Panem i giochi sembrano servire più per tenere a bada i distretti e impedire loro di mettere in atto un’altra rivolta. Eppure sono gli stessi abitanti della Capitale che sembrano essere i più soggiogati da questo annuale massacro.
Dopo una prima parte forse un po’ lenta, ma assolutamente necessaria, dove i ragazzi vengono letteralmente prelevati e scaraventati in quel bagno di sangue chiamato Hunger Games, ne segue una seconda dove sia noi che i personaggi stessi veniamo calati al centro dell’azione. Qui gli eventi seguono una successione lineare, senza parentesi temporali di alcun tipo, fatta eccezione per qualche breve ricordo, ma appena accennato.
Una cosa che mi è piaciuta particolarmente è stata la caratterizzazione del personaggio di Jennifer Lawrence. Dopo i primi dieci minuti del film sappiamo già che si tratta di una ragazza molto forte, soprattutto per via delle condizioni in cui vive e che la rendono più matura e spigliata di tutte le altre ragazze della sua età.
La mancata caratterizzazione degli altri personaggi però è una delle parecchie lacune che è impossibile non notare. Anche se è vero che si tratta sempre di una trilogia, una maggiore introspezione dei personaggi avrebbe fatto bene alla storia, che parte in quarta all’inizio per poi scemare e riprendersi solo verso la metà/fine del film.
Quindi, certo, le dinamiche tra i vari personaggi potevano essere gestite meglio, ma andando sempre più avanti con la storia è la Lawrence a farla da padrone e con lei anche noi avvertiamo l’ansia e l’adrenalina della lotta estenuante per la sopravvivenza.
Altra nota dolente è la regia. Incredibilmente fastidiosi quei movimenti di camera, specie nelle lotte, che rendono faticoso seguire le vicende, tanto quanto quei pesanti restringimenti di campo traballanti in momenti in cui se ne sarebbe anche potuto fare a meno.
Ottima invece la fotografia di Tom Stern e le interpretazioni Woody Harrelson, cui si accodano Stanley Tucci e Donald Sutherland.
Per concludere, trattandosi di una trilogia, questo film è un ottimo punto di partenza il cui giudizio tende al positivo, anche se rimane essenzialmente sospeso fino al prossimo film. Infatti, se mi fossi trovata di fronte ad un prodotto a sé stante avrei sicuramente detto che l’obbiettivo era stato mancato per poco, perché Hunger Games funziona, anche bene, toccando tutti i tasti giusti.
Voto: 7 ½
© RIPRODUZIONE RISERVATA