Tre adolescenti britanniche vanno in vacanza a Creta per abbandonarsi a un divertimento senza limiti, tra alcool, locali notturni e nuove amicizie. In quella che dovrebbe essere la più bella estate della loro vita, scopriranno che sesso, consenso e consapevolezza di sé seguono percorsi più complessi di quanto immaginassero.
L’esordio dietro la macchina da presa della trentenne londinese Molly Manning Walker, premiato come miglior film della prestigiosa sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes 2023 dalla giuria capitanata da John C. Reilly, esplora senza filtri il mondo dei giovanissimi, raccontando come le prime esperienze sessuali dovrebbero (o non dovrebbero) essere affrontate.
Si tratta di un film che abbiamo già visto molte volte, nel filone più “festaiolo” dei teen movie americani di ogni ordine e grado. In How to Have Sex, si registra, tuttavia, una sensibilità naturalista di stampo totalmente europeo, che cala i suoi bravi attori in un contesto all’insegna del più totale azzeramento della distanza tra spettatore e personaggio, non riuscendo però ad agguantare chissà quali vette di magnetismo.
La sensazione, non a caso, è quella di guardare un documentario su persone realmente esistenti e tutto pare una manomissione ipercinetica del reale, tanta è l’assenza di forzature di una regia pressoché invisibile nei confronti della rovente e sensuale materia umana e adolescenziale messa in scena. Un magma liquido di corpi e “politiche del desiderio”, per citare Luca Guadagnino a proposito di Chiamami col tuo nome, che fluisce ininterrottamente sul grande schermo, come dentro in un film di Abdellatif Kechiche ma con uno stampo stilistico meno radicale e autoriale nell’esibizione impudica di un vitalismo tracimante, meno in stile Nouvelle Vague e Cahiers du Cinéma. Le sequenze spinte tuttavia non mancano, come la fellatio delle ragazze ai ragazzi simulata con la schiuma delle birre in lattina, ma sono inserite in un preciso – e mai gratuitamente appesantito – contesto grafico, che si nutre anche di bizzarrie goderecce come le “sigarette fritte” (sic) e le porzioni di patatine fritte sempre rigorosamente extra-large.
Parla soprattutto e naturalmente di sesso, How to Have Sex, titolo al contempo didascalico e un po’ clickbait, la cui dimensione “da manuale” stride col modo libero, selvaggio, sregolato e alieno da qualsiasi codice o dettame con cui i giovanissimi del film vivono la sessualità, per guardarsi allo specchio e auto-determinarsi, anche a costo di scottarsi, di mortificare se stessi in esperienze al confine con la de-legittimazione personale e di abbracciare pienamente una disperazione struggente e quasi borderline (un corto precedente della regina, Good Thanks You?, aveva già al centro un’aggressione sessuale e il tema della consensualità, evidentemente, le è molto caro).
Un tema decisamente flagrante e naturalmente più attuale che mai, che How to Have Sex declina con una buona padronanza del mezzo cinematografico, anche se gli manca sempre la zampata definitiva, lo slancio in grado di traghettare le sue immagini su un piano più alto in termini non solo di sensorialità ma anche di senso ultimo vero e proprio. Al netto di ridondanze e di “già visto”, rimangono però le belle prove di tutti gli interpreti e un finale di schietta e lacrimevole onestà, in cui la stropicciata fotografia di Nicolas Canniccioni tocca il suo apice e la prova dell’eccellente protagonista Mia McKenna-Bruce acquisisce una dimensione più smaccatamente cupa e malinconica.
Il film è stato presentato in anteprima come evento d’apertura del festival Alice nella Città, sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma, e verrà distribuito al cinema da Teodora all’inizio del 2024, per arrivare più tardi in esclusiva streaming su MUBI. How To Have Sex ha per protagonisti Mia McKenna-Bruce (Persuasione, Kindling) e Samuel Bottomley (Somewhere Boy, Ladhood), insieme a Lara Peake (Mood, Brave New World), Shaun Thomas (Ali&Ava – Storia di un incontro, The Long Shadow) e le esordienti Enva Lewis e Laura Ambler.
Foto: Film4 Productions, Head Gear Films, Heretic, British Film Institute, mk2 Films, Wild Swim Films
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