Fury: la recensione di Mauro Lanari

Fury: la recensione di Mauro Lanari

Svolta iperrealista nel racconto hollywoodiano della 2a GM, l’orrore, il massacro e la crudeltà fino allo splatter? Credibile quanto la famigerata scena da “La pelle” (1981) della Cavani (https://www.youtube.com/watch?v=aS44iIxyxGs). Anche se racchiuso in una claustrofobic’unità spaziotemporale, un singolo giorno di guerra ripreso in soggettiva dall’interno d’un carroarmato, “non aspettatevi niente di diverso dalle solite gesta eroiche del militare statunitense spacca-culi tutto bibbia e pallottole”, un nuovo John Wayne bra(n)dpittizzato com’esercizio moralistico per la moltitudine della sua prole. “Fury” non aggiunge nulla al “war movie”, al punto ch'”uno dei momenti più interessanti non lo si riscontra in battaglia bensì all’interno d’un’abitazione[, dov’Ayer crea] un surreale quadretto familiare.” Un altro grave limite “è la retorica del vincitore: sul finire, infatti, Ayer cede al trionfalismo, come sempre celato dietro l’immancabile parafulmine del «tratto da una storia vera».”

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