Foxcacther – Io ti creo, io ti distruggo
Noir dalle tinte inquiete. Cronaca di un mondo che si sente in diritto di fare tutto come crede. Un miliardario chiaramente instabile. Due fratelli. Lo sport, la fama e i soldi a rovinare il futuro. Inesorabile storia americana dove il mito della propria bandiera è lì a fagocitare propaganda e il culto del super io. Dopo i brividi di “Truman Capote – A sangue freddo” (2005) e i colori ribelli di “Moneyball – L’arte di vincere” (2011), il newyorkese Bennett Miller torna ad attingere ai demoni della realtà, adattando sul grande schermo l’autobiografia “Foxcatcher. Una storia vera di sport, sangue e follia” (2014, di Mark Shultz). John Eleuthère du Pont (Steve Carell) è un viziato miliardario filantropo. Per le sue smanie di grandezza nella lotta, ha messo gli occhi sul fresco olimpionico Mark Schultz (Channing Tatum). Questi ha un fratello maggiore, Dave (Mark Ruffalo), anch’esso medaglia d’oro a Los Angeles ’84. Com’è tipico delle menti malate, da amichevole e disponibile amico paterno, Dupont si rivelerà presto per quello che è davvero: uno spietato padre padrone. Dai grandi spazi americani, al business delle armi, i cavalli, la memoria della Guerra Civile fino al complicato rapporto con la madre, ogni singolo pezzo del mosaico è un inesorabile affluente che ingigantisce la psiche dittatoriale di du Pont. Dice di essere una guida e voler regalare speranza, ma in realtà vuole solo marionette al proprio servizio cui mettere in bocca le parole da dire. Pretende statuine obbedienti che si lascino convincere a sniffare coca così da non pensare ad altro. Se già Raffalo e Tatum sono sopra le righe, Steve Carell è a dir poco superlativo, offrendo senza dubbio la più grande interpretazione della sua carriera. Chi vince ha sempre ragione, si suole dire nello sport. Nel cinema questo motto vale molto meno. Agli Oscar 2015 il furbetto Birdman è stato il mattatore della serata, mentre Foxcacther è tornato a mani vuote nonostante le 5 nomination. Oggigiorno è sempre più raro trovare un film capace di offrire tre grandi interpretazioni, la pellicola di Miller ci è riuscita.
© RIPRODUZIONE RISERVATA