1) “Focus” & Hitchcock. La forsennata sequela di twist non segue gl’insegnamenti del regista britannico sulla suspance (lo spettatore deve conoscere più del personaggio sullo schermo), però usa un canovaccio così prevedibile ch’ogni colpo di scena è citofonato fin dal sottotitolo. 2) “Focus” & Soderbergh. Più “Out of Sight” che “Ocean’s”, più “love story” che “gambler movie”, d’altronde la coppia di registi è quella di “Crazy, Stupid, Love”, perciò la storia sa di truffa ai danni del pubblico che parte con delle aspettative di genere e se ne trova rifilato un altro, la “romantic comedy”. Antecedenti affini: “Entrapment” (1999), “Gioco a due” (medesimo anno), ecc. 3) “Focus” & Mamet. Il cineasta Pulitzer 1984 ha diretto una serie d’opere sul tema includendovi sempre una lezione morale anche amara. Qui invece siamo dalle parti d’un entertainment annacquato e scipito.
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