Birdman si apre con un uomo seduto a gambe incrociate a mezz’aria e si chiude con lo stesso uomo che forse si è appena suicidato o forse ha spiccato il volo trasformandosi definitivamente nel suo supereroe alter ego.
Non è spiegato il perché né dell’incipit né della fine.
Addirittura nella scena iniziale l’inquadratura cambia prima di mostrarci come il personaggio torni con i piedi per terra. Da quel cambio di scena però, iniziamo a seguire Riggan (Michael Keaton) attraverso un vortice caleidoscopico costruito su un unico piano sequenza, magistralmente accompagnato dalla travolgente colonna sonora di Antonio Sanchez.
Correndo attraverso passaggi stretti, camerini e scale a chiocciola, siamo immediatamente catapultati nel dietro le quinte di un teatro a Broadway e resi partecipi della confusione mentale che pervade il protagonista.
Riggan è l’ombra di un attore una volta famoso grazie al suo alter ego Birdman, un supereroe alato che di certo non si aspettava di finire nel dimenticatoio e glielo ricorda costantemente con la sua voce aggressiva e invadente.
Oltre il pallido ricordo di un se più giovane e desiderato, a Riggan non rimane che un’ambiziosa pièce teatrale da lui scritta e diretta nella speranza di riacquisire legittimazione artistica e giustificare la sua avventura a Broadway.
Nei giorni che precedono la prima, Riggan cerca anche di aggiustare goffamente il resto della sua vita di cui fanno parte una figlia ex-tossica (Emma Stone) che ci regala il miglior monologo del film, l’ex moglie Sylvia (Amy Ryan), il migliore amico e co-produttore Jack (Zach Galifianakis, nel ruolo inaspettato di voce della ragione) e le colleghe Lesley e Laura (Naomi Watts e Andre Riseborough).
La precarietà del suo stato d’animo non migliora con l’arrivo di Mike Shiner (Edward Norton), un attore capriccioso, arrogante ma soprattutto sincero che lo pone senza remore davanti alla triste realtà della sua vita.
Michael Keaton ha creato un personaggio iper-loquace a tratti umoristico ma allo stesso tempo perennemente pervaso da un senso di melanconia che sfocia facilmente nella disperazione e nella rabbia.
Birdman è un film incredibilmente ricco a livello emotivo, satirico ma dolce, intimo ma diretto.
Grazie a una regia vibrante e mai troppo estrosa, Iñárritu ci trascina nella confusione che pervade Riggan senza prendere una pausa fino alla fine, che però non spiega. Forse per non guastare il realismo magico che circonda il film, per non sminuirlo d’importanza o semplicemente perché non ne vede il bisogno.
Del resto Birdman non è solo il fantasma di Riggan, così come alcuni sostengono Batman lo sia stato di Keaton; è l’alter ego di ogni uomo che viene dimenticato con il passare degli anni, il ricordo sbiadito di qualcuno che una volta è stato il migliore. Quasi come un supereroe che avesse perso i propri poteri.