Bella addormentata è un film di emozioni. Non è un film sull’eutanasia, nè tantomeno su Eluana Englaro. Ciò che vediamo maggiormente nella nuova opera del grande regista Marco Bellocchio è semplicemente la vita. La vita di tanti personaggi, ognuno con la propria identità e le proprie idee di fronte alla morte, di fronte a un caso come quello di Eluana, che rimane sempre sullo sfondo. Bellocchio non oltrepassa mai con la cinepresa il cancello della Quiete, lo guardiamo sempre da lontano, assieme ai personaggi che ha creato, come ad esempio Maria(interpretata dalla brava e dolce Alba Rohrwacher)che assieme alle sue amiche si reca davanti alla clinica per pregare. Bellocchio non ha voluto fare un film pretenzioso, dove poter esporre le sue idee laiche. Ha proposto diversi punti di vista. Maria è fortemente religiosa, l’uomo di cui si innamora non lo è, ma i due ragazzi sono capaci di amarsi, senza dover per forza criticarsi. Il padre di lei, un senatore del PDL(Toni Servillo), ha anche lui una posizione laica(dovuta anche un episodio riguardante il passato)e non vuole votare la legge del suo partito. In una grande e sperduta casa del Nord una grande attrice si è ritirata per badare alla figlia in coma, affidandosi disperatamente alla religione. Durante il film vediamo la Divina Madre(Isabelle Huppert, davvero divina in questo ruolo)camminare lungo i corridoi di questa casa(che sembra quasi un monastero)e pregare assieme alle suore, recitando ad alta voce il rosario, sperando che Dio possa intervenire per svegliare sua figlia. Per lei non esiste altro, nemmeno suo figlio(che vorrebbe somigliarle, in quanto anche lui vuole fare l’attore) e il suo ex marito. Ma Bellocchio non la critica: lei continua a tenerla in vita, continua a pregare per lei, forse non tutti condividerebbero le sue idee, ma vanno rispettate. In un altro ospedale la tossicodipendente Rossa vuole morire, ma un giovane medico glielo impedisce. In un bellissimo dialogo la donna(straordinaria Maya Sansa)dice chiaramente che non ha voglia di vivere, che non le importa niente, che non sente niente. Ma il medico le molla un forte ceffone, come a dimostrarle che lo schiaffo lo ha sentito e, quindi, la speranza c’è.
Un bel film in definitiva, fatto di emozioni, che parla di vita e di morte, senza prendere posizioni.