Bella Addormentata: la recensione di Daniela Bizzarro

Bella Addormentata: la recensione di Daniela Bizzarro

La bella addormentata narrata dal regista Marco Bellocchio, è un po’ diversa da quella a cui la Disney ci ha abituati. A risvegliarsi qui non è una dolce principessa colpita da un maleficio ma, una giovane donna che viene tratta in salvo dal baratro del suicidio da un giovane medico.

Sullo sfondo della triste vicenda di Eluana Englaro, il regista costruisce altre quattro storie,collegate tra loro alla triste vicenda della ragazza morta il 9 febbraio del 2009 nella clinica La Quiete di Udine. Un senatore che si ritrova a dover votare la legge sull’alimentazione assistita, combattendo non soltanto con la sua coscienza laica ma anche contro la figlia (Alba Rohrwacher) appartenete al gruppo pro-vita. Figlia che durante una delle manifestazioni tenutasi fuori la clinica, incontra Roberto,(Michele Riondino), appartenente allo schieramento laico della quale si innamora. In un altra città, una donna vive lo stesso dramma dei genitori di Eluana trovando rifugio nella preghiera, cosa che pero’ l’allontana dal figlio. infine c’è Rossa, la bella addormentata, che viene tratta in salvo dal baratro del suicidio da un giovane dottore.

Quattro storie, quattro diverse vicende accumunate dal loro percorrere il sottile confine tra la vita e la morte. Con la Bella Addormentata Bellocchio non porta in scena un film “impegnato”, non si schiera ne dall’una ne dall’altra parte, si limita a rappresentare diversi modi di reagire, di vivere situazioni cosi’ simili tra loro.

Probabilmente è questa l’unica pecca del film. L’evitare di addentrarsi all’interno della vicenda in se, il narrare solo quello che c’è in superfice, fa si che lo spettatore non si immerga del tutto all’interno della pellicola, ma poco importa. Bella addormentata resta comunque un film intenso, destinato a riportare alla realtà molte menti addormentate.

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