Nel 1985, fra mille ostruzionismi, omertà e pochi mesi a disposizione, i pubblici ministeri argentini Julio César Strassera e Luis Moreno-Ocampo si trovano impegnati in un processo senza precedenti, quello contro i capi della giunta militare che ha governato il Paese per gli ultimi sette anni fino all’83, compreso il presidente Jorge Rafael Videla. Il processo non è solo un’occasione di fare i conti coi crimini contro l’umanità perpetrati e taciuti dal vecchio regime, ma di assicurare una volta per tutte la continuità della democrazia in Argentina, periodicamente interrotta da colpi di Stato per cinquant’anni.
Ispirato alla vicenda dei procuratori Julio Strassera (Ricardo Darín) e Luis Moreno Ocampo (Peter Lanzani), che nel 1985 osarono indagare e perseguire i responsabili della fase più sanguinosa della dittatura militare argentina,Argentina, 1985 è il racconto del processo – una sorta di Norimberga latina – che col suo portato simbolico e il suo valore di cesura contribuì a cambiare il volto del paese sudamericano, segnandone un prima – “feroce, clandestino e vigliacco”, dice Strassera – e un dopo tutto da scrivere.
Il regista Santiago Mitre, reduce dal politico Il presidente (2017), costruisce un legal drama storico al contempo coinvolgente e ironico, limpido e commosso, che oscilla con grazia tra l’incalzare delle requisitorie nelle aule di tribunale e il tepore affettuoso e malinconico del focolare domestico, tra il monito del nunca más e la commedia corale della militanza tambureggiante.
Targato Amazon Studios e presentato in Concorso a Venezia 79 prima di approdare solo oggi nelle sale cinematografiche italiane, quello di Mitre, che l’ha scritto insieme al cineasta suo connazionale e amico Mariano Llinás (quello del fluviale e ultra-cinefilo Lla For e del più recente e come sempre affascinante “documentario musicale” Corsini interpreta a Blomberg y Maciel), è un affresco impegnato ma solare e popolare, di robusto mestiere civile ma in nessuna occasione gravoso e pedante, capace di pescare il lampo dell’empatia e la zampata umanissima e struggente anche nel faccia a faccia con la notte più nera della sospensione dei diritti (il genocidio perpetrato ai danni della popolazione argentina fu chiamato “guerra sucia”, “guerra sporca”, e fu segnata da desaparecidos, torture e sevizie di ogni genere).
Ricardo Darín nei panni del “Loco” Strassera aggiunge una altro ruolo memorabile, per eleganza e sottigliezze recitative, alla sua ampia galleria di personaggi mai avari di sfumature e vitalità, anche nell’apparente grigiore impiegatizio, e si staglia ancora una volta nel firmamento dei migliori attori del pianeta. Ma tutta la differenza del mondo la fa sempre la scrittura, perno di una lezione di Storia al servizio dell’umanità e di una umanità al servizio della Storia, in miracoloso e terso equilibrio drammaturgico e filosofico, spirituale e politico.
Foto: La Unión de los Ríos, Kenya Films, Infinity Hill
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