Tre anni fa, il mondo si scopriva improvvisamente silenzioso. Il piccolo A Quiet Place ha convinto pubblico e critica e sorpreso lo stesso attore e regista John Krasinski, che assieme alla moglie Emily Blunt ha deciso di continuare a raccontare una storia che gioca con molti generi eppure si mantiene squisitamente intima.
Tutto partiva e riparte dalla famiglia: il what if narrativo del film del 2018, infatti, non era “Cosa succederebbe se degli alieni con un super udito invadessero la Terra“, quanto piuttosto “Cosa farebbe un padre per difendere la famiglia, tra cui una figlia non-udente ed un neonato, in un mondo tremendamente pericoloso“.
John Krasinski aveva voluto esplorare le paure di un genitore portandole all’estremo, inserendole in un contesto sci-fi, horror e survival allo stesso tempo. Spinto dall’enorme ed inatteso successo del primo A Quiet Place, è ripartito di nuovo dalle stesse premesse, elevando allo stesso tempo il “livello di difficoltà” della vicenda.
La famiglia Abbott, dopo aver perso il padre e marito ma aver scoperto il punto debole degli alieni invasori, abbandona la fattoria e si avventura per quel che resta del mondo. Ritrova un vecchio amico superstite (Cillian Murphy), ma sopravvivere non è più abbastanza: sapere che le creature possono essere uccise spinge infatti la figlia Regan (Millicent Simmonds) a voler lottare per riconquistare un mondo libero dalla paura, a distruggere il muro di silenzio e contrattaccare.
Ispirandosi alle regole dei survival alla The Last of Us, lo sguardo di A Quiet Place 2 (nelle sale dal 24 giugno) si allarga sul mondo oltre la fattoria del primo capitolo, ma non perde mai il focus sull’intima storia della famiglia, dei loro legami e delle paure. Senza cedere alle pressioni di chi sperava di conoscere di più dell’aspetto sci-fi (da dove arrivano gli alieni, come reagiscono i governi mondiali e via dicendo), viene dato qualche nuovo elemento in più restando però ben fissi con occhi e orecchie solo sulla loro storia.
Se tre anni fa la preoccupazione era tutta o quasi sulle spalle del padre, ora viene condivisa col resto della famiglia e il problema è diventato di tutti: della madre Evelyn, ma soprattutto dei due figli più grandi, veri protagonisti della nuova storia e costretti a maturare alla svelta per far fronte alle nuove sfide. È questa infatti la grande differenza/novità di questo sequel, dal punto di vista narrativo: ora c’è un obiettivo da perseguire, una missione da portare a termine che va oltre lo stare zitti e buoni.
Gli applausi per A Quiet Place 2 scattano senz’altro per le scene di suspense, degne del primo Jurassic Park per costruzione e intensità, e per il montaggio sonoro ancora una volta centrale nella modalità di racconto. Qualche pecca c’è: alzando la posta in gioco, inevitabilmente si incorre in alcuni stereotipi del genere (sia horror che survival) che rendono il film un po’ più leggibile e anticipabile. Non aiuta inoltre che certe soluzioni siano un filo ripetitive rispetto al primo film e soprattutto al suo sorprendente e riuscitissimo cliffhanger.
In sostanza: A Quiet Place era un bel film con un finale bellissimo, il suo sequel è invece un bellissimo film con un bel finale. Cambiando l’ordine degli addendi, notoriamente il risultato (ottimo) non cambia.
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