! SPOILER !
“Dove diavolo era finito?” «A godermi la morte. 007 a rapporto, Signora.»
– dialogo tra M e Bond
Ecco “Skyfall”, il 23esimo capitolo della saga più longeva della storia del cinema incentrata sull’agente britannico al servizio di Sua Maestà James Bond 007, nelle cui vesti si cala per la terza volta (dopo “Casino Royale” e “Quantum Of Solace”) Daniel Craig. Questo film, uscito in occasione del 50esimo anniversario di 007 (il 5 ottobre 1962 usciva infatti il primo Bond, “Agente 007 – Licenza d’ Uccidere” con Sean Connery), vanta un cast d’eccezione e la presenza del regista premio oscar per American Beauty Sam Mendes, che a proposito di Skyfall ha detto: “L’atmosfera è un po’ old fashion…ma c’è anche spazio per l’ironia”. Ed è proprio così: “Skyfall” è diviso nettamente in due parti, la prima molto comica, piena di battute (soprattutto con agili scambi tra M e 007) un po’ nello stile Bond/Connery, e la seconda molto drammatica e maestosa, più verso uno stile – lontanamente – “alla Nolan”. In generale Skyfall” assume un tono più solenne rispetto ai soliti Bond, e nettamente diverso, tanto da imporre al futuro del franchaise un cambiamento di rotta – e di stile – obbligatorio!
Per festeggiare il compimento di mezzo secolo da parte dell’agente britannico con licenza d’uccidere, in “Skyfall” non mancano riferimenti e citazioni – dalla ricomparsa della mitica Aston Martin DB5, al ritorno della Walter PPK consegnata a Bond da Q in persona – a partire dalla sequenza iniziale (prima degli ipnotici titoli di testa accompagnati dalla meravigliosa canzone omonima di Adele) dell’apparente sacrificio di Bond ad opera di M, chiaro omaggio ad “Agente 007 – La Morte può Attendere”.
Tuttavia, tra una citazione e l’altra, l’azione non manca – come in ogni buon film di 007 – anzi abbonda in scene ambientate in tutto il pianeta, da Istanbul a Macao, Shangai, alla madrepatria Londra dove si svolge il più dell’azione, fino ad arrivare in Scozia, a Skyfall, ex-residenza di James Bond.
Il tema fondamentale è il paragone continuo tra “il vecchio” e “il nuovo”, personificati rispettivamente in Bond e in Q (magistralmente interpretato da Ben Whishlaw), voluto apposta così giovane, quasi allegoria della gioventù che ormai riesce a fare qualsiasi cosa con un computer. Tutto questo viene più vote sottolineato nei frequenti ma frammentari momenti di “introspezione” di Bond.
Bond, ancora una volta splendidamente interpretato da Daniel Craig, probabilmente il miglior 007 di sempre, qui all’apice della sua interpretazione del celebre agente dell’MI6. Sua nemesi perfetta è dunque Silva – iconicamente interpretato dal premio oscar Javier “Non è un Paese per Vecchi” Bardem – apparentemente decentrato, ma in realtà calcolatore e spietato, legato in qualche modo indissolubilmente al passato di M. Può quindi permettersi di attaccare MI6 e la stessa M(amma?) “dall’interno”. Oltre a Bardem notevoli anche le interpretazioni delle altre new entry Albert Finney nel ruolo del guardiacaccia Kincade (parte inizialmente pensata per Sean Connery, per una sorta di cameo celebrativo della saga), il già citaato Ben Whishaw in quello di Q, Bérénice Marlohe e Naomi Harris rispettivamente nei panni di Séverine e di Eve Moneypenny (le due Bond girls, quasi totalmente assenti) e sprattutto Ralph Fiennes, che da Voldemort diviene il british fino in fondo Garreth Mallory, capo dell’ufficio rapporti con l’Intelligence. Quest’ultimo esordisce pensando di poter imporre alla dura e incrollabile M un “pensionamento forzato”, idea alla quale lei risponde con un deciso “Neanche per sogno. Me ne vado quando il lavoro è finito.” Anche se alla fine – ironia della sorte – sarà proprio Mallory, dopo la sua morte, a sostituirla a capo dell’MI6.
È proprio sulla enigmatica e ombrosa figura di M, ancora una volta strepitosa Judi Dench, come sempre dal 1995 ad oggi, che ruota l’intera vicenda di “Skyfall”; M è qui molto più presente, solenne, iconica e sagace: è lei l’indiscussa protagonista, definita però – e giustamente, del resto – dallo stesso Bond come “stronza”. Simbolicamente incentrare su di lei il Bond del 50esimo è la scelta migliore: lei è il lo spirito di 007 da sempre, il simbolo dell’MI6 e allo stesso tempo – nell’universo di Bond – dell’Inghilterra. Nei cuori di tutti, anche dopo la morte, M rimarrà sempre l’unico vero capo dell’MI6.
E questa unica continua successione di azione e di eventi che andranno a culminare nel drammatico scontro tra Bond, M e Silva nel cupo maniero di Skyfall, si rivela essere un film con il giusto mix di psicologia, trama e azione (ovviamente senza tralasciare i classici inseguimenti da “Bond manuale”). In particolare spiccano l’entrata in scena di Q e di Silva, che si presenta con il suo aneddoto sui topi, vero sunto del film insieme alla poesia (di Tennyson) recitata dalla stessa M durante l’inchiesta in tribunale, che riassume il ruolo dell’MI6 e di tutti noi:
“Noi non siamo più, ora, la forza che nei giorni lontani moveva la terra e il cielo. Noi siamo ciò che siamo: un’uguale indole d’eroici cuori, infiacchiti, dal tempo e dal Fato, ma forti nella volontà di combattere, cercare, trovare e non cedere mai.”