007 Skyfall: la recensione di minervasowl

007 Skyfall: la recensione di minervasowl

Sono trascorsi 50 anni, e James Bond torna al cinema con uno stile impeccabilmente english. Sam Mendes riporta alla cruda e dura realtà un eroe al servizio di Sua Maestà, che siamo abituati a veder saltare da elicotteri illeso, lanciarsi da auto in movimento, schivare colpi e cazzotti senza un graffio, colpire bersagli per niente al tiro. Daniel Craig, poco simpatico per il broncio con cui si imposta, dà il meglio di sé, ha rughe evidenti che gli solcano il viso, sta invecchiando, ha ferite non guarite, non è infallibile, affronta la morte e vince ma inevitabilmente perde colpi.

Il ritmo è lo stesso, l’azione è pane e le scene imprevedibili, le bellissime e pericolose Bond girls che si spogliano dopo uno scambio di sguardi non mancano anzi la vera femme fatale lo spinge sul filo del rasoio e, come una nota stonata non si concede, ma lascia profilare un continuo insolito quanto interessante. Non troveremo scene di sesso e gadget hi tech ma l’eterna lotta tra il nuovo e il vecchio scorre e domina l’intera pellicola. “L’età non è sinonimo di efficienza, né la gioventù di innovazione”. L’agente riuscirà a coniugare vecchie maniere e nuova tecnologia. Porterà fuori dal garage la vecchia Aston Martin DBS vista per la prima volta in “Goldfinger”. Non manca il brutto e cattivo: il tenace biondo posticcio Javier Bardem che però nel suo attacco non sarà mosso da interessi economici o sadici fini di calcolo ma da pura e semplice vendetta personale. Restano i paesaggi mozzafiato, dalla bizantina Istanbul alla lussureggiante Scozia ma a partire dalla voce di Adele c’è una vena di nostalgia, una tensione che percorre tutta la pellicola, d’altronde l’attacco arriva dritto al cuore del MI6 e quella faccia di bronzo sempre impeccabile ha una barba incolta e una mano tremante, dovrà intervenire per il paese e per la donna che più assomiglia a una madre per lui, Judi Dench, l’icona M, instancabile e algida, sempre più bella, che vorrebbero ritirata ma “Al diavolo la dignità, me ne vado quando il lavoro è finito”.

Il 50° celebra così un James Bond sobrio, senza orpelli all’ultimo grido, e ne mette in luce le ombre della personalità.

La pellicola viene svecchiata dai prototipi, maggiore dose di realismo e veridicità degli eventi, credibilità, umanità e finisce per piacere di più perché non fai che chiederti: “Ce la farà?”. Introspettivo e puntellato di sarcasmo. Non delude, andate a vederlo e restate fino alla fine.

Unico neo il bombardamento di pubblicità, dall’orologio alla birra. Sicuramente un motivo in più per non comprarli.

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