007 Skyfall: la recensione di BILLY91

007 Skyfall: la recensione di BILLY91

“SKYFALL”
UN INIZIO (RIUSCITO) PER UNA NUOVA ERA

Che non sarebbe stato più lo stesso lo avevamo capito tutti quando, nel 2006, uscì nei cinema “Casino Royale” che, con un nuovo interprete ed un cast quasi tutto nuovo, ci mise al corrente degli inizi di James Bond nei Servizi Segreti Britannici; stile più vicino ai moderni “action alla Bourne”, uno 007 meno ironico e più distruttivo ed una decisa virata verso uno stile più realistico e meno giocoso. Chi scrive ritiene accettabile tale episodio, che comunque si considera riuscito in quanto ci si poteva permettere di fare qualcosa di diverso per il racconto delle origini, ma lo stesso non può dirsi di “Quantum Of Solace”, episodio del 2008…troppo frenetico, troppo poco “alla Bond”, con un Daniel Craig nei panni di un personaggio che tutto può dire ma non di essere James Bond; a far diminuire la gradevolezza dell’operazione, inoltre, contribuivano anche le scelte sbagliate di montaggio ed una storia alquanto sviluppata male e che lasciava molti enigmi irrisolti.
I produttori, quindi, erano consapevoli che con il “Bond 23” dovevano tornare a quei livelli di successo che da sempre hanno caratterizzato la saga e per farlo, hanno voluto che l’uscita del film coincidesse con il cinquantesimo anniversario dalla nascita del personaggio, per festeggiare il traguardo nel migliore dei modi. Dopo alcune difficoltà produttive (legate alla crisi economica) il progetto ha avuto il via libera e i talenti chiamati a realizzare la pellicola si sono messi al lavoro; il risultato di tale sforzo è un film che completa, a modo suo, il percorso già iniziato con i due precedenti episodi: anche Bond si è piegato alle leggi (meschine) del reboot e si è fatto un restyling: ma se nei due film scorsi l’intenzione di staccarsi dagli stereotipi della saga si faceva sentire in maniera molto netta, in questo “Skyfall” si accompagna ad un divertito omaggio alla saga stessa, in un gioco di citazioni pressoché continuo e mai noioso.
Il regista Sam Mendes, dunque, confeziona un buonissimo spy-thriller che innova, a modo suo, ma guarda anche con rispetto al passato e lo omaggia in modo nostalgico: tornano quindi i gadget (ispirati in parte agli aggeggi più famosi della saga), le battute ironiche, la mitica Aston Martin DB5 modificata e riappare persino Q, in una inedita versione giovanile.
La trama è la seguente: qualcuno ha rubato un hard-disk, contenente i nomi di tutti gli agenti MI6 dislocati all’estero; nel tentativo di recuperarlo, 007 viene dato per morto ad Istanbul e la stessa M viene messa sotto inchiesta per il fallimento dell’operazione. Ma quando lo stesso MI6 viene attaccato, Bond torna e di nuovo si mette al servizio del suo paese…inizia così un pericolosa missione che lo porterà da Shangai ad Hong Kong, fino alla Scozia, in una corsa disperata per salvare M dalle mire vendicative di Silva, un ex-agente che par sapere molto e forse troppo sul passato della donna.
Come già accennato, Sam Mendes, ci regala un film molto gradevole, in bilico perenne tra passato e futuro, aiutato dagli attori: va riconosciuto a Daniel Craig, infatti, un notevole miglioramento nella caratterizzazione di Bond (qui più ironico ed in un certo senso “leggero” rispetto a prima) ma comunque l’attore non ha il carisma necessario per raggiungere gli eccellenti livelli dei suoi predecessori (Connery e Brosnan in primis), pur dimostrando di saper gestire con sicurezza anche una interpretazione più classica del personaggio…la “colpa” non è completamente sua: i produttori, infatti, hanno voluto dar vita ad un Bond molto diverso dai precedenti che solo in questo film recupera (finalmente!) i suoi tratti caratteristici. Le Bond-Girl Naomie Harris e Bèrenice Marlohe sono perfette e sexi al punto giusto (menzione speciale per la seconda) mentre alcuni dei momenti migliori del film ce li regalano gli eccellenti Judi Dench e Ralph Fiennes, protagonisti di memorabili duetti. Il cattivo Silva è invece affidato al talento di Javier Bardem che si rivela straordinario e nelle sue apparizioni ruba la scena persino a Bond; in parte anche i bravi Ben Wishaw (è Q) e il grande vecchio Albert Finney, in un ruolo insolitamente action.
Le musiche (bellissime) sono affidate a Thomas Newman che recupera quei ritmi tipici della saga che negli ultimi due film erano solo accennati (nelle pur belle soundtrack di David Arnold) e li mischia con suoni inediti che soprendono e si integrano alla perfezione con le immagini. I titoli di testa, elemento fondamentale della saga, sono nuovamente affidati a Daniel Kleimann, creatore delle sigle da “Goldeneye” a “Casino Royale”, e con piacere si ritrovano le ombre femminili tanto care ai fan, assieme ad altre immagini più innovative e sperimentali: il lavoro, nel complesso, si dimostra molto buono. Magnifica la canzone di Adele. Davvero pochi i difetti di questo “Bond 23”: qualche piccola ma trascurabile sbavatura a livello di trama (la morte ingiustificata di un personaggio) e il gunbarrel (sequenza INIZIALE per eccellenza di ogni Bond Movie che si rispetti) collocato inspiegabilmente alla fine, come già in “Quantum of Solace”; qualche dubbio viene sollevato anche dai metodi dell’antagonista: perchè scatenare un casino di scala planetaria per una semplice vendetta?
Riprendendo il discorso iniziale, riguardante il reboot, è d’obbligo un’avvertenza: sarebbe sbagliato tentare di collocare i tre film di Craig all’interno di un ipotetico ordine temporale dell’intera saga; essi, infatti, giocano sul fatto che non c’è nulla prima di loro…è stato tutto azzerato dopo la partenza di Pierce Brosnan. Quindi sarà meglio compiere un ragionamento simile a quello fatto con il Batman di Nolan: godiamoci i Bond di Craig, dimenticandoci per quel paio d’ore i 20 film precedenti. Si eviteranno fastidiose incomprensioni o giudizi sommari e affrettati. La strada imboccata è comunque quella giusta: innovare, rispettando il “codice” della saga e quindi le donne, i gadget, le ombre femminili nella sigla, l’ironia beffarda del personaggio e il gunbarrel (all’inizio però!!!).
In definitiva “Skyfall” è un buon 007 ma la definizione di capolavoro, che molti hanno usato per descriverlo pare alquanto esagerata: il film, a parer di chi scrive, si colloca sicuramente tra gli episodi riusciti della saga ma non regge certo il confronto con quell’ “old-style” che permeava tutti i Bond da Connery a Brosnan…è un mondo nuovo, con un nuovo 007. A questo dobbiamo adattarci o rassegnarci che dir si voglia, ma una cosa è certa: la strada aperta da “Skyfall” è quella giusta e permette di accontentare sia i puristi della saga (categoria nella quale si include l’autore di questa recensione), sia i nuovi fan.

EDOARDO BILLATO

PICCOLO APPUNTO: in un articolo su “Best Movie” di Ottobre 2012 (pagina 60) è riportato che M e il villain del film (Silva/Bardem) avranno un faccia a faccia e che questa è la prima volta nella saga in cui accade un fatto simile; niente di più sbagliato: M, infatti, si era già confrontata personalmente con Renard, il villain dello splendido episodio del 1999 “Il mondo non basta, interpretato da Robert Carlyle.

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