Woody Allen e lo scandalo molestie: le dive di Hollywood lo rinnegano, voi che ne pensate?

Dopo lo scottante articolo pubblicato dal Washington Post, diverse star si sono dette pentite di aver lavorato con Allen, altre hanno devoluto in beneficenza il compenso ricevuto per il suo ultimo film, A Rainy Day in New York. Giusto tornare sul caso di molestie nei confronti della figlia Dylan Farrow o è un effetto collaterale del caso Weinstein?

Woody Allen e lo scandalo molestie: le dive di Hollywood lo rinnegano, voi che ne pensate?

Dopo lo scottante articolo pubblicato dal Washington Post, diverse star si sono dette pentite di aver lavorato con Allen, altre hanno devoluto in beneficenza il compenso ricevuto per il suo ultimo film, A Rainy Day in New York. Giusto tornare sul caso di molestie nei confronti della figlia Dylan Farrow o è un effetto collaterale del caso Weinstein?

Pessimo periodo per Woody Allen, che se da una parte continua a sfornare ottimi film (qui la nostra recensione del recente La ruota delle meraviglie), dall’altra è tornato nell’occhio del ciclone per le accuse di abusi nei confronti della figlia adottiva Dylan Farrow. 

Nonostante i fatti risalgano ai primi anni ’90, un articolo pubblicato di recente dal The Washington Post, in cui Allen è stato definito come individuo «ossessionato dalle adolescenti» ha risollevato la questione. Un giornalista del quotidiano, Richard Morgan, ha infatti letto una serie di appunti e sceneggiature mai realizzate dall’autore  in custodia presso la Princeton University e ha così definito il materiale recuperato: «I 56 scatoloni di archivio sono pieni di riflessioni misogine e lascive. (…) Vi è un’insistente e vivida ossessione verso le giovani donne e ragazze». Tra le storie concepite da Allen, ci sarebbe ad esempio quella di alcune 17enni che “intrattengono” i propri vicini di casa 53enni, così come quella di un regista di film porno che s’innamora di una ragazza più giovane e per questo abbandona la moglie.

L’articolo del Washington Post non è stato scritto per caso: la curiosità del quotidiano è stata molto probabilmente innescata dalla sceneggiatura del prossimo film di Allen, A Rainy Day in New York, che uscirà nel corso del 2018. La trama dell’opera non è ancora stata svelata, ma ha già suscitato parecchie polemiche: nella storia sarebbe infatti prevista una relazione tra un adulto e una ragazzina che potrebbe avere 15 anni.

L’inchiesta del quotidiano ha sollevato nei confronti di Allen una vera e propria bufera a Hollywood: non solo star come Greta Gerwig (diretta da Allen in To Rome With Love!) si sono dette tremendamente pentite di aver lavorato con lui, ma addirittura Rebeca Hall Timothée Chalamet (Chiamami col tuo nome) – entrambi nel cast del suo prossimo film, A Rainy Day in New York – hanno perfino deciso di rinunciare al cachet ricevuto e di volerlo donare in beneficienza.

Non ultimo, nei confronti di Allen, si è scatenato un vero e proprio coro di attrici, nomi del calibro di Natalie PortmanReese WitherspoonKathleen Kennedy e Shonda Rhimes che, in un’intervista speciale con Oprah Winfrey, hanno espresso la loro solidarietà alla figlia di Allen, Dylan Farrow, che aveva accusato il padre adottivo di abusi nel 1993A un certo punto, la celebre presentatrice ha chiesto alle presenti se il tempo di Woody Allen a Hollywood possa essere ormai finito, citando appunto il caso di Dylan Farrow. «Io credo in Dylan. Volevo dire questo. Credo in te Dylan», ha risposto Natalie Portman, accompagnata dagli sguardi di approvazione di tutte le altre presenti. «Io lo spero che il tempo di Woody sia finito», ha invece replicato la Rhimes.

Oltretutto è stato proprio il figlio di Allen, il giornalista Ronan Farrow (che la madre Mia aveva confessato essere in realtà nato da una relazione con Frank Sinatra), a pubblicare l’inchiesta sul New Yorker che ha scatenato il caso Weinstein. E lo stesso Ronan nel 2015 aveva accusato il padre di pedofilia, confermando gli abusi subiti dalla sorella Dylan. Lo stesso Ronan aveva più volte denunciato il fatto che, tra i tanti coinvolti nel caso Weinstein, suo padre ne fosse rimasto escluso, nonostante le accuse mosse dalla sorella Dylan (come riportato in questo articolo di Women.com).

Insomma, a più di 25 anni dai fatti, la carriera del regista di New York rischia di subire un colpo durissimo. Allen in effetti non solo era già stato prosciolto per mancanza di prove dal tribunale di Manhattan nel processo intentato dall’ex moglie Mia Farrow per accuse di molestie nei confronti della figlia Dylan, ma addirittura a scagionarlo era stato il figlio adottivo Moses Farrow, che in un libro descriveva la madre come emotivamente manipolatoria e fisicamente abusante, e in un’intervista rilasciata a People aveva dichiarato: «Ovviamente, Woody non ha molestato mia sorella. Lei gli voleva bene e non vedeva l’ora di vederlo, quando veniva a farci visita. Non si è mai nascosta da lui finché nostra madre non gli ha creato intorno un’atmosfera di paura e di odio».

Unico a schierarsi dalla parte di Allen, per il momento, è stato l’attore Alec Baldwin, che ha dichiarato via Twitter: «Woody Allen è stato legalmente investigato da due stati (New York e Connecticut), e nessuna accusa è stata presentata. Rinunciare a lui e al suo lavoro ha senza dubbio uno scopo, ma è ingiusto e triste per me. Io ho lavorato con lui 3 volte ed è stato uno dei privilegi della mia carriera. È possibile sostenere le vittime di pedofilia e abusi sessuali e nel contempo credere che Woody Allen sia innocente? Io penso di sì. L’intenzione non è bandire o ignorare quelle denunce, ma bisognerebbe fare più attenzione ad accusare le persone di tali crimini. Anche a nome delle vittime».

Cosa ne pensate della “gogna mediatica” che sta investendo Allen e che ne sta mettendo a rischio la carriera? Fateci sapere la vostra nei commenti qui sotto…

Foto: © Gettyimages

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