In Concorso a Venezia 80 è arrivato anche David Fincher col suo nuovo attesissimo film realizzato per Netflix, The Killer, con protagonista Michael Fassbender, adattamento cinematografico dell’omonima graphic novel del 1998 scritta da Alexis Nolent ed illustrata da Luc Jacamon. Al centro del racconto c’è un assassino che, dopo un disastroso passo falso, sfida i propri committenti e se stesso, in una caccia all’uomo su scala globale che giura non essere personale.
«The Killer rappresenta il mio personale tentativo di conciliare la visione che ho da anni delle storie cinematografiche con la maniera di raccontarle. Penso da sempre che la frase: “Cosa ci facevi a Chinatown?… Il meno possibile” sia la più riuscita evocazione di una retroscena che io abbia mai sentito – ha dichiarato il cineasta di Fight Club e Se7en nelle note di regia di quello che è un thriller di alta classe e dall’altrettanto minuziosa confezione formale -. Nutrivo anche una certa curiosità per il genere revenge, come strumento per creare tensione».
«Così quando il Sig. Walker ha deciso di unirsi a noi e ha abbracciato le mie idee/domande sulle ampie pennellate di senso che lasciano il posto all’invisibile “espansione del momento”, ho capito che dovevamo inventarci qualcosa – ha proseguito il regista de Il curioso caso di Benjamin Button -. La risposta tre ore dopo del Sig. Fassbender: “Si, facciamolo!” ci ha convinto entrambi, e, ovviamente, volevamo tutti Tilda (Il Sig. Walker ha scritto la storia intorno a lei – ma per favore non diteglielo, potrebbe diventare insopportabile se scoprisse che letteralmente tutti pensano questo di lei)».
Quest’oggi il regista era al Lido per accompagnare il film in conferenza stampa. «Ho utilizzato la voice over in precedenza nei miei film, mi piace come dispositivo di racconto e narrazione perché dà accesso al monologo interno di un personaggio – ha esordito, sollecitato su una delle scelte formali più decisive di The Killer -. Però mi sono chiesto: perché pensiamo che sia la verità quando intercettiamo quei pensieri? Ci sono molte persone che mentono a se stesse, dopotutto. Mi piaceva l’idea di questo serial killer che per differenziare quello che fa crea un codice personale che lo porta a improvvisare. Volevamo essere rigorosi e formali, ma nel momento in cui viene meno la voice-off lo lo stile e l’azione cambiano».
Riguardo il ritorno al cinema di Michael Fassbender, che oggi vive a Lisbona con la moglie Alicia Vikander e ha molto diradato la sua presenza nel cinema internazionale, per passare più tempo con la famiglia e seguire i suoi interessi come le auto da corsa e le gare automobilistiche, Fincher ha aggiunto: «Lui ha già una carriera, non credo sia un ritorno. Anzi, abbiamo dovuto assecondarlo sulle tempistiche, essendo Michael molto impegnato, ma volevamo fosse lui e per fortuna aveva una piccola finestra da dedicarci. Come attore ha delle capacità eccellenti, in passato ha fatto il ruolo del robot, non sapendo nulla del suo personaggio (in Alien: Covenant di Ridley Scott, ndr), mentre qui tutto quello che sappiamo di questo tipo è che si muove in maniera molto limitata, volevo che fosse un personaggio tangenziale al nostro mondo».
«Gli Smiths sono stati un’aggiunta in post-produzione, mi piaceva tantissimo l’idea della loro canzone How Soon is Now, in particolare, come strumento che potesse ridurre l’ansia, come interessante mezzo di mediazione – ha spiegato l’autore a proposito della colonna sonora, in cui la band di Morrissey viene ascoltata ossessivamente dal protagonista nei momenti in cui cerca di mantenere la calma -. Empatizzare con questo personaggio era l’ultima cosa che poteva venirmi in mente. Non doveva essere un personaggio spaventoso che incarnava il male, ma preferivo che qualcuno guardando il film diventasse nervoso all’idea di chi potesse trovarsi dietro di lui. Anche gli atleti professionisti hanno dei mantra che li caricano».
«Non lo vedo come un film su un assassino, parla di rivincita, di qualcuno che fa una cosa solo perché viene pagato per farlo, per cui quei corpi che lascia per strada mentre procede fanno parte del programma che ha per se stesso», ha concluso Fincher.
Foto: Getty (John Phillips/Getty Images)
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