Florian Zeller, affermato scrittore e autore teatrale, ha esordito alla regia cinematografica due anni fa con The Father – Nulla è come sembra, film incentrato su un anziano che soffre di demenza adattato da un suo lavoro teatrale e per il quale sia lui (in veste di sceneggiatore) che il protagonista Anthony Hopkins hanno vinto un premio Oscar. Oggi, Zeller presenta alla 79esima Mostra del Cinema di Venezia The Son, la sua seconda opera da regista, anch’essa adattamento di una sua opera teatrale e ideale secondo capitolo di una trilogia familiare, interpretata da Hugh Jackman, Laura Dern, Vanessa Kirby e il giovane Zen McGrath.
«The Son è una storia molto personale per me – ha dichiarato l’autore francese – non si basa su eventi autobiografici, ma affronta tematiche e dinamiche con le quali ho avuto a che fare in passato. Tenevo particolarmente a questo adattamento viste le forti reazioni del pubblico alle rappresentazioni in teatro del testo. Il teatro è il mondo dal quale provengo e credo che abbia una potenza unica e non ho intenzione di abbandonarlo, ma in questo momento sono più interessato alle potenzialità del mezzo cinematografico».
Nel film, Jackman interpreta Peter, uomo di successo di New York in procinto di entrare in politica. L’uomo vive con la seconda moglie Beth (Kirby) e un figlio appena nato in un lussuoso appartamento, ma la sua tranquillità viene incrinata quando la sua ex moglie Kate (Dern) gli rivela che loro figlio Nicholas (McGrath) sta manifestando problemi comportamentali. L’intera famiglia si troverà costretta ad affrontare momenti drammatici che rischiano di mettere a repentaglio il futuro di tutti i suoi membri.
«Ho letto il copione teatrale di The Son e ho visto l’adattamento cinematografico di The Father – ha rivelato Jackman – il testo ha acceso un fuoco dentro di me, una sensazione spaventosa ma bellissima. Ho sentito subito che si trattava del ruolo giusto per me in questo momento della mia vita. Ho scritto un’email a Florian chiedendogli se potesse prendermi in considerazione per il ruolo, se potevamo parlare del progetto. Per fortuna, ha accettato e tutto è andato per il verso giusto, avrei detestato perdere l’occasione di partecipare a un progetto così speciale».
Anche gli altri interpreti si sono dichiarati fortunati ad aver lavorato con Zeller al progetto. Vanessa Kirby ha lodato le capacità di Zeller nel raccontare il non detto tra le persone e l’inconscio dei personaggi, di mettere in scena l’elaborazione dei loro sentimenti senza l’utilizzo di battute o stratagemmi narrativi classici. Mentre Laura Dern ha ricordato la sensibilità del regista sul set e la sua bravura nel guidare lei e tutto il cast, incluso il giovane McGrath, attraverso alcune delle scene più difficili della sceneggiatura, già scritta magnificamente ma trasposta in maniera altrettanto eccellente in immagini.
Sia il regista che il cast si sono soffermati sulle importanti tematiche sociali e umane di The Son, sottolineando l’importanza di non sottovalutare i rischi delle malattie mentali e di cercare di non lasciare sole e isolate le persone che ne soffrono. Jackman, in quanto padre, ha dichiarato di comprendere benissimo il senso di impotenza che si prova ogni tanto nel relazionarsi con i propri cari, soprattutto con i figli, ma ha anche continuato parlando del senso di empatia e di comprensione che questo sentimento ti spinge a provare verso chi è in difficoltà. Un concetto rafforzato da Zeller, che ha riflettuto sulla difficoltà di ragionare in maniera pratica e fare la cosa giusta quando ci sono di mezzo le persone che si amano.
Anthony Hopkins recita in una scena del film nei panni del padre di Peter, il personaggio di Hugh Jackman, un uomo ricco e facoltoso che nella sua vita ha messo la carriera davanti alla sua famiglia. «Quando Florian mi ha chiamato per annunciarmi che Sir Tony avrebbe interpretato mio padre ero allo stesso tempo esaltato e in soggezione all’idea di lavorare insieme a un titano come lui – ha concluso Jackman – la scena in cui recitiamo insieme è importantissima per il mio personaggio, è quella in cui si ricorda di non essere solo un padre ma di essere a sua volta anche un figlio. È stato bellissimo lavorare con Anthony, non solo perché è una bravissima persona, ma anche perché, alla sua età, continua a dimostrare una curiosità e una passione incredibili nei confronti dell’arte della recitazione».
Foto: Getty (Stephane Cardinale – Corbis/Corbis via Getty Images)
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