Spencer, il nuovo film del regista cileno Pablo Larraín, racconta tre giornate, dalla Vigilia di Natale a Santo Stefano, che Diana Spencer, interpretata da Kristen Stewart, passa insieme al resto della Famiglia Reale nella tenuta di Sandringham. Il suo matrimonio con il Principe Carlo è da tempo in crisi e la donna si sente in trappola in una vita fatta di impegni ed etichette.
«Ho deciso di fare un film su Diana perché volevo dirigere un film che potesse piacere a mia madre, che di solito non apprezza i miei lavori» ha affermato Larraín. «Volevo che il film trattasse quello che, all’epoca, milioni di persone come mia madre vedevano in Diana. Era una donna bellissima, sempre sotto i riflettori, ma nel privato era anche una madre e una donna che, nonostante i problemi personali, ha sempre cercato di creare una forte empatia con le altre persone. Ho deciso di raccontare tre giornate, piuttosto che un arco temporale più ampio, perchè trovavo interessante rappresentare una crisi che aveva luogo in un lasso di tempo breve e limitato. La vediamo entrare in crisi, diventare quasi una sorta di fantasma ma, alla fine, anche pronta a un nuovo inizio».
«Credo che il suo fosse un talento naturale, possedeva un’energia incredibile – continua la Stewart – aveva uno stile semplice, casual, disarmante. La moda tende a rendere la figura umana irreale, esagerata. Diana, anche al massimo della sua bellezza, sembrava sempre sul punto di togliersi all’improvviso le scarpe lanciandole via. Era amata da tutti, ma allo stesso tempo era anche molto isolata, abbandonata. Voleva soltanto tornare a una vita normale, scappare dalla gabbia che le si era creata intorno. Un personaggio come il suo tende a essere giudicato in maniera superficiale, credo che le persone si siano concentrati troppo sulla superficie e troppo poco su quello che provava la persona. Credo che Diana spicchi nella Storia recente come una casa in fiamme, così bella e dolorosa da vedere allo stesso tempo».
Il film riflette su come il futuro sembri non esistere, all’interno della Casa Reale Inglese, su come il presente e il passato sembrino convivere. «Era un altro aspetto della storia che ero interessato a esplorare – sostiene Larraín – nel film, leggendo un libro, Diana si rivede nel personaggio di Anna Bolena. È incredibile pensare che, a causa delle etichette e di una mentalità così legata al passato, la visione della donna in un determinato contesto non sia cambiata quasi per niente».
Le etichette reali hanno inevitabilmente influenzato la performance della Stewart: «Non è stato difficile imparare i rituali che venivano imposti al mio personaggio. Rispettare un certo atteggiamento, una certa postura, dovermi muovere in determinati modi, mi ha aiutato a entrare nel personaggio. Ma devo ammettere che, ogni giorno, non vedevo l’ora di lasciare il set per tornare a essere me stessa».
La storia di Diana è quella di una donna rimasta vittima dalla sua continua esposizione pubblica, una situazione vissuta, come da molte altre star, anche dalla Stewart: «La mia esperienza non può certo essere paragonata a quella vissuta da Diana. Lei era la donna più famosa e fotografata del suo tempo, obbligata a essere l’immagine di una famiglia al centro dell’attenzione di un intero paese. È vero, anche nel mio caso, a volte ti sembra di non avere il controllo della situazione, della tua stessa vita, ma non puoi controllare le opinioni delle persone, anche quando sono sbagliate. È una cosa che devi accettare e imparare a gestire».
«Tutti noi sappiamo qual è stata la fine della storia di Diana – ha concluso Larraín – alle persone piace pensare che le fiabe abbiano sempre un lieto fine, ma la vita non funziona così. Credo che sia questo che affascina della figura di Diana. Nessuno avrebbe mai potuto pensare che la sua storia d’amore con Carlo sarebbe finita male, tutti si aspettavano e desideravano che tutto andasse bene. Purtroppo, la realtà è risultata un’altra».
Foto: Vittorio Zunino Celotto/Getty Images
© RIPRODUZIONE RISERVATA