Venezia 73, Emma Stone e Ryan Gosling aprono il Festival con il musical La La Land. La nostra recensione

Diretto da Damien Chazelle, regista di Whiplash, il film racconta la storia d'amore tra un pianista jazz e un'aspirante attrice, dividendosi equamente tra scene recitate e scene cantate

Venezia 73, Emma Stone e Ryan Gosling aprono il Festival con il musical La La Land. La nostra recensione

Diretto da Damien Chazelle, regista di Whiplash, il film racconta la storia d'amore tra un pianista jazz e un'aspirante attrice, dividendosi equamente tra scene recitate e scene cantate

La La Land, cioè vivere tra le nuvole, sognare ad occhi aperti. Ma anche vivere a Los Angeles, tra le colline e l’oceano, e farsi contagiare dalla bellezza decadente della città – cinema e teatri storici ormai chiusi, jazz bar convertiti in negozi di souvenir e tramonti rosa dietro le palme altissime.

Il secondo film di Damien Chazelle, rivelatosi con Whiplash, è un musical jazz che del musical e del jazz non si fa mai un problema, limita le parti cantate a meno di metà della sua durata e si interessa soprattutto al pianoforte di Sebastian-Ryan Gosling, filo rosso che prova a tenere assieme il suo sogno – riaprire un club storico della città e suonarci il jazz tradizionale – e il suo amore per Mia-Emma Stone, un’aspirante attrice che lavora come cameriera in uno dei tanti Studios dove si girano film e serie tv.

Il sentimento dominante è la sensazione di perdita, il romanticismo delle cose provvisorie – l’improvvisazione dei musicisti e quella degli amanti, e la brevità dei sogni, che poi finiscono o si realizzano. Su questo sentimento il film costruisce per contrasto coreografie perfette e scenografie da vecchia Hollywood, fino a citare Un americano a Parigi nel sogno ad occhi aperti che è l’epilogo del film, dove la città intera è la proiezione di cartapesta di un immaginario, e di una vita possibile.

Ryan Gosling ed Emma Stone cantano entrambi al meglio delle loro possibilità, ma nessuno dei due ha la voce pulita e la dizione perfetta che ti aspetti in un musical, quella di lei in particolare sibila in modo buffo sulle s; ma è un valore aggiunto e non tolto, c’è una verità palpabile, un pochino di impaccio e un margine di recitazione dichiarata, non realista, che rende tutto il film molto più vivo e brillante, in un certo senso lo mette in prospettiva già mentre lo vedi, e non ti scolli un attimo dalla sedia.

La La Land è un’elegia dell’amore trovato e perduto, in cui Hollywood si specchia in se stessa e nel sogno che ha inventato, mentre quel sogno sta finendo.
O è già finito, è diventato altro, e tutti stiamo ormai guardando altrove.

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