Nicolas Winding Refn, acclamato regista di Drive e The Neon Demon, ha presenziato al Festival di Venezia per partecipare ad una masterclass dedicata al celebre regista Ruggero Deodato, scomparso lo scorso dicembre.
Durante il suo intervento, il filmmaker danese non ha esitato a scagliarsi contro l’industria dello streaming, arrivando ad apostrofare le piattaforme come soggetti “sovrafinanziati e traboccanti denaro e cocaina“. Del resto, non è la prima volta che Refn si lascia andare a dichiarazioni piuttosto forti verso i colossi dello streaming.
In precedenza il regista aveva suscitato un certo clamore dichiarando senza mezzi termini come ritenesse il cinema un medium ormai morto; questo soprattutto per colpa delle stesse piattaforme streaming, che avrebbero ormai saturato l’offerta e al tempo stesso svalutato i contenuti. Il regista ha poi ribadito il suo impegno verso il cinema, considerando i film proiettati sul grande schermo una forma d’arte da salvaguardare:
È incredibilmente triste e terrificante tutto questo, perché l’arte è essenzialmente l’unica cosa – oltre, sapete, il sesso, l’acqua e la felicità – che ci fa esistere. Anche se fino a pochi anni fa lo davo per morto, è mutato in qualcosa per il quale vale la pena combattere. I film al cinema sono parte di ciò che ci rende umani e ci fanno sperimentare la creatività.
In un passaggio Refn ha poi toccato fugacemente l’argomento riguardante l’uso sempre più ampio delle intelligenze artificiali nel campo dell’audiovisivo, esprimendo il suo punto di vista alla platea:
Una IA non è un artista. Una IA è semplicemente un prodotto.
Nel corso della masterclass, Refn ha anche ricordato la sua vita da adolescente a New York e di come abbia iniziato ad amare i film violenti letteralmente per “far inc**zare” sua madre, Vibeke Winding. Quest’ultima, celebre direttrice della fotografia danese, era infatti inorridita dalla violenza proposta da certi film e lo avrebbe costretto a visionare film di tutt’altro genere nelle case d’arte di Manhattan:
Siamo un prodotto della nostra educazione […] e sono cresciuto a New York con mia madre e il mio patrigno i quali erano socialisti scandinavi che odiavano i film violenti americani.
Il regista ha spiegato poi un particolare aneddoto legato a Suspiria di Dario Argento:
Ero alla ricerca di quell’atteggiamento ribelle, e ovviamente un film come Suspiria finì per colpirmi moltissimo. Ricordo che lo stavo guardando con mia madre perché era molto curiosa di vedere quello che stavo guardando, e lei era inorridita, il che ha reso il tutto ancora migliore.
Refn ha anche svelato di aver realizzato di voler diventare un regista dopo aver visto Non aprite quella porta al Cinema Village di New York:
È un film decisamente spaventoso, ma mi ha mostrato quello che un film può essere in grado di suscitare. Ed è stato come dipingere, come realizzare la sequenza di un musical.
Ai presenti Refn ha anche confermato di essere al lavoro su un nuovo film. Il regista non dirige un prodotto cinematografico da The Neon Demon del 2016, e negli ultimi anni si è cimentato con le serie TV. Nel 2019 ha infatti diretto per Amazon Too Old to Die Young (2019), mentre quest’anno è uscita su Netflix l’attesa serie Copenhagen Cowboy.
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Foto: Stefania D’Alessandro / Getty Images
Fonte: Variety
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